Tate Modern - Londra
18 Maggio-21 Novembre 2021
Tate Modern ha presentato una mostra su Auguste Rodin come creatore, artista e inspiratore dell’arte Moderna e Contemporanea. Rodin, come artista, ruppe le regole della scultura classica per creare un’immagine del corpo umano che rispecchia le rotture, le complessità e le incertezze dell’epoca moderna.
Nato nel distretto operaio di Mouffetard di Parigi, il figlio di un ispettore di polizia, Rodin fallì tre volte l’ammissione all’Accademia di Belle Arti, e lavorò come assistente di studio per molti anni.
Finalmente attirò l’attenzione del pubblico nel Salone di Parigi del 1877 con il suo nudo maschile, L’Età del Bronzo, una scultura in bronzo che raffigurava un giovane soldato belga Auguste Neyt.
Rodin modellò la figura in argilla lavorando su un’osservazione ravvicinata ed esaminando il soggetto da tutti gli angoli con un incredibile realismo.
La maggior parte dei lavori in bronzo di Rodin erano “calchi di sabbia”, una tecnica nella quale i modelli di gesso erano tagliati in sezioni e ogni parte immersa in un misto di argilla e silice che crea uno stampo a negativo. Il bronzo fuso è versato nello stampo e infine i pezzi di bronzo ricavati venivano poi riassemblati.
L’Età del Bronzo fu una scultura così realistica che Rodin venne accusato di aver realizzato il gesso direttamente dal corpo del modello invece di modellare la scultura a mano.
Per provare ai detrattori che si sbagliavano, l’artista fece delle fotografie del soggetto e della sua opera enfatizzando le sottili differenze anatomiche.
Le accuse ebbero un impatto notevole in Rodin.
Questo fu il punto di non ritorno nel quale lui ruppe con le convenzioni classiche della scultura e della bellezza ideale per creare una nuova immagine del corpo umano modellato con naturalismo, e le sue sculture celebrano il carattere singolare e la fisicità del soggetto.
Nella galleria centrale della mostra i curatori hanno deciso di ricreare la rinomata mostra che Rodin presentò in uno speciale padiglione alla Place de l’Alma disegnato e costruito per l’Esposizione Universale di Parigi nel 1900.
Il padiglione ospitò la prima mostra monografica di Rodin creata con l’idea che il visitatore dovesse camminare all’interno dello studio dell’artista.
Questa idea fu rinforzata dalla decisione di Rodin di esibire solo versioni in stucco delle sue opere piuttosto che in marmo o in bronzo per il quale lui era più famoso.
La mostra trasformò Rodin in un artista internazionale.
I gessi erano comunemente considerati un tradizionale passaggio tra i modelli in argilla e quelli in bronzo ma hanno giocato un ruolo importantissimo nello sviluppo della sua nuova estetica.
Il mettere in discussione la scultura classica e l’essere fortemente influenzato dai quattro prigionieri di Michelangelo volontariamente incompiuti, lo persuasero a credere che il processo doveva essere importante come la forma finita della scultura.
Superfici lisce vennero scavate con le impronte delle dita e i segni delle unghie. Tracce di aggiustamento, includendo le linee di giunzione vennero lasciate chiaramente visibili.
Rodin sperimentò anche diverse proporzioni dei corpi delle sculture, distorcendo la lunghezza e la scala degli arti. Durante gli anni che lavorò come assistente, imparò come ricavare il più possibile da una singola scultura, realizzando molte copie e rilavorando su ognuna di esse.
Questa divenne una caratteristica del lavoro di Rodin che lo allontanò dai suoi contemporanei.
Nonostante i modelli in gesso fossero il punto centrale della sua mostra personale non vennero riconosciuti essere così importanti come le altre opere realizzate con materiali più tradizionali fino al XX secolo.
Nella Galleria Centrale possiamo vedere i gessi delle sue opere più importanti come Il Pensatore, che faceva parte di un’ampia commissione iniziata nel 1880 per una porta d’ingresso chiamata “Le Porte dell’inferno” e basata sulla Divina Commedia di Dante Alighieri e simbolo della creatività umana.
Sono presenti anche diverse versioni in gesso del monumento commemorativo dello scrittore francese Honoré de Balzac, commissionato nel 1891 dalla Società degli Scrittori sotto la presidenza di Emile Zola, e caratterizzato da un lungo cappotto che gli modella il corpo.
Nella sala sono presenti anche piccole sculture e disegni che erano utilizzati da Rodin per studiare il movimento e l’interna dinamica del corpo. L’approccio ai disegni e alle sculture era notevolmente simile con la creazione di diverse copie che avrebbero potuto generare nuovi lavori.
La sala successiva è dedicata al rapporto dell’artista con le sue modelle.
Si può osservare la giapponese Ohta Hisa (Hanako), un’attrice e ballerina che fu ritratta da Rodin più di 50 volte affascinato completamente dalla sua personalità sul palcoscenico. Rodin si è concentrato solo sul suo volto forse un’allusione alle maschere del teatro giapponese.
Ritrasse anche diverse volte l’aristocratica, scrittrice e pianista Hélène Von Nostitz, un’ammiratrice dei lavori di Rodin che gli commissionò diversi ritratti a mezzo busto dei suoi familiari.
La Maschera di Camille Claudel, uno dei primi ritratti che Rodin fece della sua giovane allieva ed in seguito amante, mostra i segni come cicatrici sul volto lasciati dalle linee guida dei differenti pezzi dello stampo. La maschera, più della testa o del busto, permette il focus sulle caratteristiche facciali senza gli effetti dei capelli o del busto. Gli occhi spalancati e lo sguardo perso mostrano un segno di disagio che viene accentuato dall’inserimento della mano colossale al suo fianco.
La mano fu presa da Pierre de Wissant, uno dei Borghesi di Calais.
Piccole mani riempivano i cassetti dello studio di Rodin e lui amava chiamarli “abattis” (rigaglie).
Rodin rimodellava questi gessi, sperimentava le loro proporzioni e quando si rompevano ricomponeva le parti cambiandone la configurazione.
In una piccola sala illuminata dalle finestre della Tate Modern è esibita una delle sue opere più famose: I Borghesi di Calais.
Durante la Guerra dei Cent’Anni, quando Calais, un porto francese sul Canale della Manica, si arrese agli Inglesi dopo 11 mesi di assedio, il Re Edoardo III d’Inghilterra acconsentì di risparmiarne i cittadini se sei dei loro capi si arrendessero a lui con le corde al collo pronti per essere giustiziati.
Eustache de Saint-Pierre e altri cinque cittadini si resero volontari per il duro compito ma furono in fine risparmiati. I borghesi furono inizialmente modellati senza vestiti. Tuniche di tessuto furono immerse nel gesso e appoggiate sui corpi nudi delle sculture per permettere che le linee indebolite dei corpi fossero chiaramente visibili sotto i tessuti. Questo rappresentava un sacrificio collettivo che enfatizzava la vulnerabilità degli uomini e il loro destino senza speranza dal momento che stanno camminando verso la morte.
Una versione in bronzo dei Borghesi di Calais è collocata nei giardini di Victoria Tower Gardens, vicini al parlamento inglese a Westminster.
Rodin collezionò avidamente oggetti antichi greci, romani, egiziani e dell’estremo oriente. Dal 1895 iniziò ad “appropriarsi” di alcuni degli oggetti in terracotta e li combinò con piccole sculture in gesso.
Rodin dichiarò: “L’antichità è per me la suprema bellezza: è l’inizio dell’infinito splendore delle cose eterne; è la trasfigurazione del passato in una vita eterna”. Le sue piccole figure in gesso aggiunte agli artefatti furono definite dal poeta Rainer Maria Rilke “anime floreali”.
Il riutilizzo di oggetti esistenti da parte di Rodin anticipa tecniche moderne come i collages cubisti, i readymades e gli oggetti surrealisti.
In questa mostra “The making of Rodin” possiamo osservare il processo dell’artista nello smontare e riassemblare sculture esistenti in infinite combinazioni. Modellando diverse parti delle figure separatamente, Rodin poteva alterare l’intera composizione senza dover ricreare l’intera scultura. Ogni frammento poteva esistere allo stesso tempo come individuo e come parte di un insieme.
Se da un lato l’arte di Rodin ha ispirato le generazioni successive e anche vero che la visione di artisti contemporanei hanno chiarito la nostra comprensione dello scultore ed è principalmente il suo pioneristico approccio al processo creativo che lo rende il “padre della moderna scultura”.
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