National Gallery- Londra 9 Aprile- 31 Luglio 2022
La tanto attesa completa mostra monografica di Raffaello è stata esibita alla National Gallery di Londra.
La mostra, posticipata a causa della pandemia covid, era stata pensata per il 2020, anno dell’anniversario dei 400 anni dalla morte di Raffaello.
L’esposizione, seguendo l’esempio della mostra pensata contemporaneamente a Roma nel 2020 alle Scuderie del Quirinale (Raffaello 1520-1483) ha ambito a coprire l’intera carriera e tutte le opere di Raffaello.
Raffaello non è da considerarsi solamente come pittore, disegnatore ma anche come architetto, designer (in una varietà di media dagli arazzi, alle stampe a diverse arti applicate), come un pioniere archeologo, conservatore e teorico d’arte.
Con più di 90 opere, tutte di Raffaello, fatta eccezione per quelle realizzate con media che lui no utilizzava ma per i quali ha fornito i suoi disegni.
The Credit Suisse Exhibition: Raphael dimostra perché l’artista ha giocato un così importante ruolo nella storia dell’arte occidentale.
Come in tutte le mostre di questa importanza ci sono punti di forza e punti deboli.
Il punto di forza è nella qualità delle opere presentate, i prestiti importanti pervenuti da diversi musei internazionali che permettono alla mostra di essere la prima mostra fuori dall’Italia a esplorare la completa carriera di questo artista così fondamentale.
Il punto debole della mostra è che è tutto costruito intorno alle ricche collezioni di Raffaello nel Regno Unito: la più larga e preziosa collezione di disegni (Londra, Oxford e Windsor), le stampe e le pitture ad olio di molte fasi della sua carriera (Londra e Edimburgo) che sono divise in sette sezioni nella mostra.
Queste sezioni sono state pensate per sottolineare diversi momenti della carriera di Raffaello, ma la grande quantità di opere sono decontestualizzate dall’appartenenza al Rinascimento italiano, con le principali città come Urbino, Firenze e Roma, dove Raffaello è cresciuto e ha assorbito e padroneggiato gli stili dei più importanti pittori dell’epoca.
Ci sono delle lacune nella comprensione dei diversi passaggi che hanno portato l’”enfant prodige” a diventare il pittore internazionale ed eterno.
La prima sezione della mostra è dedicata ai suoi primi lavori e al suo periodo in una delle più sofisticate corti d’Italia, Urbino, sotto il controllo della famiglia Montefeltro. Raffaello era il figlio di Giovanni Santi, pittore e umanista del Duca di Urbino, e di Maria di Battista Ciarla. Sfortunatamente, Raffaello perse sua madre all’età di 8 anni e il padre a 11 e fu cresciuto da uno zio.
Le precoci capacità di Raffaello di fondere l’osservazione con l’immaginazione in composizioni eleganti e attentamente studiate gli valsero molte commissioni quando era ancora un bambino.
La mostra inizia con uno splendido disegno di un giovane ragazzo, probabilmente un autoritratto all’età di 15-16 anni. C’è una grande intimità, un forte coinvolgimento umano con un estremo controllo tecnico. Raffaello ha utilizzato un soffice gessetto nero per rendere la luce nei suoi occhi e le ombre che scendono sui sui suoi zigomi e labbra. Nonostante solo sbiadite linee suggeriscono la presenza del cappello, dei capelli e del colletto, il suo bellissimo sguardo mostra già il considerevole dono di disegnatore del giovane Raffaello.
Nella crocifissione di Cristo con la Vergine Maria, Santi e Angeli, Raffaello mostra la limpidezza nei colori, la capacità di comunicare l’essenza del soggetto, l’eleganza delle linee e l’idealizzazione dei volti ovali che indicano l’assorbimento delle lezioni del suo maestro Perugino.
L’influenza del suo maestro può essere anche vista nel bellissimo giovane San Sebastiano, nello sguardo contemplativo del Volto di San Giacomo e nello squisito piccolo pannello Un’ allegoria (Visione del cavaliere) un cavaliere diviso tra Virtù e Vizio.
Raffaello dal 1504-5 al 1508 si stabilì a Firenze. Quando arrivò a Firenze dovette confrontarsi con una bella sfida: Leonardo e Michelangelo. Il primo di trentun anni più vecchio di lui, il secondo di otto anni che stavano dettando gli standard nell’arte come nessun altro aveva mai immaginato prima.
Raffaello assorbì da Leonardo la capacità di animare i suoi personaggi con un senso di vitalità interna, da Michelangelo la dinamicità espressiva e da Donatello l’emozionante intimità.
La Vergine con il Bambino e l’infante San Giovanni Battista e un santo bambino (La Madonna Terranuova) fu il suo primo tentativo di usare il tondo, una tipica forma di pittura utilizzata a Firenze e Raffaello creò il tipo di composizione piramidale e triangolare che prediligerà in molti dei suoi dipinti.
Nell’opera si possono notare il delicato sfumato, i gesti estroversi e lo sviluppo della spazialità, influenze prese da Leonardo Da Vinci, che era tornato a Firenze da Milano nel 1503. La sua arte fece una profonda impressione su Raffaello, che prese in prestito il motivo della mano sinistra allungata dalla leonardesca Madonnadei Fusi.
Nella Muta, il dipinto ritrae una nobildonna sconosciuta su uno sfondo scuro, mostrando influenze leonardesche specialmente nella riservata postura con le sue braccia incrociate come nella famosa Gioconda.
L’adattamento dello stile di Leonardo creato da Raffaello fu un incredibile successo: perfezionando le pose classiche e rimuovendo il bizzarro sfumato.
Questo creò un’arte figurativa chiara, bilanciata, nobile che fu insegnata per secoli come lo stile perfetto e corretto fino che i modernisti non la tolsero dal suo piedistallo.
Nella mostra si può percepire l’emozione per quel metodo originale e quasi matematico soprattutto nel soggetto più rappresentato nel Rinascimento: le Madonne.
Raffaello fu incredibilmente dotato in questo soggetto, abile nel variare infinitamente il tema e abile nel catturare il potere dell’amore materno rispecchiandolo in quello del bambino.
Al suo arrivo a Roma, Raffaello velocemente conquistò importanti mecenati come il banchiere senese Agostino Chigi.
Chigi, il banchiere del Papa è uno degli uomini più ricchi d’Italia, commissionò a lui affreschi (Villa Farnesina) e il design per due cappelle di chiese romane in Santa Maria della Pace e Santa Maria del Popolo.
In entrambe le cappelle, Raffaello combina l’uso di diversi media: nella cappella della Pace affreschi, due tondi in bronzo e una pala d’altare, in Santa Maria del Popolo ha progettato la forma ottagonale della cappella e decise di decorarla con marmi, affreschi, sculture e mosaici.
I suoi interessi nei diversi media fiorirono a Roma e fu coinvolto nelle stampe, nei disegni per tappezzerie e altre arti decorative, nell’archeologia e nell’architettura.
Per maneggiare tutti questi progetti, lui organizzo una solida bottega, che divenne la più ampia e produttiva impresa artistica di Roma. Raffaello formò un gran numero di artisti dotati come Giulio Romano, il suo principale pupillo e assistente, ritratto con lui nel bellissimo Autoritratto con Giulio Romano.
Raffaello fu un entrepreneur con il dono di vedere opportunità lavorative specialmente lavorando sotto due Papi a Roma.
Papa Giulio II gli commissionò la decorazione di una delle Stanze, i suoi appartamenti privati e Raffaello velocemente prese il controllo dell’intera campagna decorativa.
Nella Stanza della Segnatura si trova anche uno dei suoi più famosi affreschi La Scuola di Atene, soggetto che rappresenta il potere temporale e spirituale e l’aspirazione al suo controllo.
Sotto il Papa Leone X iniziò un progetto ambizioso di mappatura dell’antica Roma con disegni di edifici e sculture, promosse lo studio dell’arte classica e scrisse un importante lettera sulla conservazione contro la distruzione delle rovine dell’antica Roma.
L’ultima sala è la più affascinante perché è completamente dedicata ai ritratti. Raffaello era generalmente troppo impegnato per prendere commissioni di questo genere, a eccezione per soggetti di alta rilevanza politica o soggetti privati.
Si può ammirare il ritratto dell’amico Baldassare Castiglione, un dipinto quasi monocromo dove l’unico punto di colore soni i bellissimi occhi azzurri che attirano la nostra attenzione.
Raffaello era un giovane di bella presenza, come si è mostrato nel suo lirico e tenero autoritratto degli Uffizi e il suo amore per le donne non era spirituale ma mondano come possiamo vedere nei ritratti delle sue amanti.
La Velata, con il velo che da il nome alla donna ritratta, probabilmente si riferisce al fatto che la donna fosse sposata. Secondo Giorgio Vasari l’opera raffigura Margherita Luti, conosciuta come La Fornarina, una donna che Raffaello amò per tutta la sua vita, ma lo squisito abito e i gioielli indicherebbero un’opera su commissione di un ritratto di nobildonna. I gioielli della donna hanno diversi significati: la collana, ispirata dal granito Romano, e il rubino sono simboli d’amore, il diamante è simbolo di un amore solido e la perla, simbolo di castità, veniva chiamato Margherita come il nome della sua amata Margherita Luti.
Davanti alla velata si trova un altro importante ritratto: la Fornarina. Questo ritratto non rappresenta un ideale di bellezza femminile ma è una donna reale ritratta con un forte senso di intimità nella sua nudità. Raffaello anche incise profondamente il suo nome sulla fascia del braccio sinistro della Fornarina.
La donna è tradizionalmente identificata con la panettiera Fornarina Margherita Luti e il ritratto era nel suo studio al momento della sua morte avvenuta nel 1520.
Raffaello morì di febbre, abbastanza inaspettatamente all’età di 37 anni nel Venerdì Santo e secondo Vasari la sua morte, fu come una seconda passione.
Un pittore, disegnatore, architetto, designer e archeologo che catturò nella sua arte l’umano e il divino, l’amore, l’amicizia, lo studio e il potere, e che ci ha fornito la quintessenza immagine di bellezza e civiltà: la vita di Raffaello fu corta, il suo lavoro prolifico e la sua eredità immortale.
L’iscrizione sulla tomba di Raffaello dice:
Ille hic est Raphael timuit quo sospite vinci rerum magna parens et morienti mori
Qui giace Raffaello, finchè fu vivo la natura madre di tutte le cose temette di essere vinta da lui, ma quando morì credette di morire con lui
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