Aprile 2020 doveva essere il mese, a livello artistico, di una grande celebrazione: i 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio avvenuta il Venerdì Santo del 6 aprile del 1520. A causa del coronavirus molte celebrazioni sono state ridimensionate e rimandate. Roma ha presentato una grande mostra alle Scuderie del Quirinale “Raffaello 1520-1483”, che riuniva i maggiori capolavori del maestro del Rinascimento.
In Inghilterra si conservano alcune opere di Raffaello che sono considerate il più grande tesoro del Rinascimento in Gran Bretagna.
Le opere di Raffaello che analizzeremo sono meno conosciute al pubblico ma di una importanza straordinaria in quanto hanno unito un Papa e un Re nel loro destino di gloria e tre città europee Roma, Bruxelles e Londra.
Queste opere sono i cartoni preparatori per gli arazzi della Cappella Sistina di Roma, i più grandi cicli dipinti al Nord delle Alpi e conservati in un immenso salone nel Victoria and Albert Museum di Londra.
I cartoni preparatori furono commissionati da Papa Leone X de’ Medici, uomo colto e raffinato conoscitore delle arti figurative e della poesia e grande ammiratore di Raffaello “il grande universale”, che adoperò come pittore, scultore, disegnatore di arazzi e protettore delle antichità romane.
La morte prematura di Raffaello interruppe un percorso artistico senza precedenti, ma anche l’ambizioso progetto di ricostruzione grafica della Roma antica commissionata da Papa Leone X, che avrebbe riscattato dopo secoli di oblio e rovina la grandezza e la nobiltà della Capitale dei Cesari facendo di Papa Leone X un nuovo Pietro, artefice fondatore di una nuova età dell’oro, un’era di pace e di armonia come raffigurato nell’affresco dell’incendio di Borgo (Stanze Pontificie) e negli arazzi della Sistina.
Proprio nella Sistina, il Papa desiderò legare il proprio nome all'impresa e al suo ineguagliabile prestigio, fino ad allora patrocinata da pontefici della famiglia Della Rovere sotto Papa Giulio II e nelle mani di Michelangelo.
Egli commissionò i disegni preparatori a Raffaello alla fine del 1514 per essere poi spediti alle Arazzerie di Bruxelles, nella bottega del famoso arazziere Pieter van Aelst.
L'esecuzione dei cartoni comportò per Raffaello, l’enfant prodige, numerose difficoltà: a partire dalla necessità di disegnare in maniera specchiata (nella tessitura a basso liccio i cartoni stanno sotto l'ordito e il disegno viene poi rovesciato), il Sanzio si doveva misurare direttamente, vista la destinazione, con Michelangelo. Per questo la sua pittura diventò più aulica prendendo diversi spunti da Michelangelo anche nelle fasi decorative e facendo un completamento visivo e teologico della Cappella Sistina.
I dieci arazzi mostrano le Storie dei santi Pietro e Paolo, tratti dai Vangeli e dagli Atti degli apostoli, legati da precise corrispondenze con i riquadri affrescati nel registro mediano della Cappella Sistina, quello con le Storie di Cristo e di Mosè risalenti al pontificato di Sisto IV e realizzati da Pietro Perugino, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Luca Signorelli e Sandro Botticelli.
Questi arazzi, che ricoprivano il registro più basso (quello coi finti tendaggi) nella zona, separata dalla pergula marmorea, destinata al papa e ai religiosi, erano utilizzati nelle solenni festività e si leggevano, come le storie soprastanti, dalla parete dell'altare verso il lato opposto.
Attraverso la celebrazione dei primi due "architetti della Chiesa", Pietro e Paolo apostoli rispettivamente verso gli Ebrei e verso i "Gentili", si riaffermava il collegamento col pontefice regnante, loro erede, riallacciandosi al tema dell'intera decorazione della cappella.
Dalla Creazione nella volta di Michelangelo, al primo patto di Dio con gli uomini (le Tavole della Legge di Mosè), rinnovato nel secondo (l'invio del Figlio salvatore, Gesù), fino alla consegna delle chiavi che stabiliva la continuità tra la venuta di Cristo e il papato, attraverso le storie dei primi apostoli, negli arazzi appunto.
Sotto le Storie di Cristo si trovavano quattro arazzi con Storie di san Pietro a partire dalla Pesca miracolosa; sull'altro lato, sotto le Storie di Mosè, erano presenti sei Storie di san Paolo, a partire dal Martirio di santo Stefano fino alla Predica di san Paolo agli Ateniesi, collocata oltre la cancellata.
La serie appare oggi molto unitaria, confermando l'esecuzione ravvicinata dei cartoni.
Raffaello, consapevole del confronto con Michelangelo, impostò i disegni in quello "stile tragico" inaugurato con l'Incendio di Borgo, semplificando gli schemi ed enfatizzando i gesti e la mimica dei personaggi, per renderli più eloquenti e "universali" e inserendone in composizioni asimmetriche che ne accrescono la drammaticità.
Raffaello, inoltre, si ispirò a un vastissimo repertorio figurativo, spaziando dall'arte antica vista direttamente a Roma, a Leonardo conosciuto a Firenze, fino alle incisioni di Dürer.
La monumentalità di Raffaello però, rispetto a Michelangelo, appare chiaro come non derivi dal tormento plastico delle figure, ma da equilibri accuratamente studiati, che si basano su un senso spaziale razionalizzato e un linguaggio classicistico dato dal metro e dal ritmo dell’arte antica e dai sussulti spirituali dei protagonisti. Gli arazzi commissionati nel 1515 da Papa Leone X furono appesi nella Cappella Sistina il 26 dicembre 1519. Furono accolti benissimo, nessuno parlò di Michelangelo, solamente guardavano a questi preziosi arazzi pieni di oro e d’argento e l’impressione era di qualcosa mai visto prima, definito dai visitatori un “miracolo”.
Il Papa utilizzò i cartoni di Raffaello per commissionare altre copie per i principi cattolici sparsi in Europa, tra cui i Gonzaga a Mantova, gli Asburgo in Spagna, Enrico VIII in Inghilterra “Difensore della Fede”, prima della scissione con Roma.
Il destino però dei cartoni fu diverso: rimasero presso l'arazziere che ne trasse diverse altre copie e, secondo le consuetudini dell'epoca, li prestò forse anche ad altre botteghe.
Serie ritessute si trovano a Berlino, Vienna, Madrid, Mantova e Loreto. In diverse di queste serie manca la scena del San Paolo in carcere, del cui cartone non si ha nessuna notizia. Stessa la sorte del cartone della Lapidazione di santo Stefano, mentre di quello della Conversione di Saulo si hanno notizie solo fino al 1528.
Dei dieci cartoni preparatori se ne salvarono sette e si trovarono per uno sconosciuto destino a Genova nel 1623.
Questi attrassero l’attenzione di Carlo I d’Inghilterra che mandò a Genova Sir Francis Crane, l’arazziere capo dell’Arazzeria Mortlake di Londra, e pagò £ 300 per i cartoni.
Carlo crebbe guardando all’Europa, membro della cosmopolita dinastia scozzese Steward, che erano connessi strettamente con le influenze culturali provenienti dall’Italia e dalla Francia nel periodo nel quale i Tudor, con Elisabetta I, stavano voltando le spalle al resto d’Europa.
All’epoca gli acquisti di Carlo I avevano provato molto le casse della corona, ma alla fine lo hanno piazzato dove lui voleva essere tra la élite dei collezionisti reali europei, gli Asburgo e il Papa.
Carlo, acquistando i cartoni di Raffaello, non solo voleva possedere qualcosa di uno dei più grandi pittori italiani, ma voleva preparare Londra per l’arrivo di una sposa spagnola cattolica e posizionare sé stesso, come fece suo padre Giacomo I unificatore Anglicano della fede Cristiana unendo Scozia e Inghilterra in un unico regno, portando Protestanti e Cattolici insieme come un novello San Paolo insegnava nei Vangeli e convertendo gli scettici. La sua intenzione era di commissionare gli arazzi all’arazzeria Mortlake che avrebbero adornato un altro simbolo dell’alleanza anglo-spagnola, la Banqueting House di Inigo Jones.
Il matrimonio con l’infanta Maria non avvenne e non portò all’alleanza con la Spagna ma Carlo sposò Enrichetta Maria di Francia, anche lei cattolica e questo provocò problemi religiosi e politici nell’Inghilterra Anglicana.
Carlo I creò la sua collezione in uno dei momenti più amari e intestini d’Europa, la guerra dei Trent’Anni (1618-1648). Come altri regnanti Europei, Carlo prese il vantaggio del conflitto che aveva affossato i Paesi Bassi, l’Italia e l’Europa centrale per acquistare dipinti e statue da re, stati e individui rovinati e in bancarotta per la guerra.
Ma il destino è una ruota e anche la collezione di Carlo subirà la sua sfortunata e drammatica caduta. Le tensioni politiche e religiose accumulate nel corso degli anni portarono alla guerra Civile Inglese che si concluse con la cattura, il processo e la condanna a morte del re spinta da Oliver Cromwell, il 30 gennaio del 1649. Alla morte di Carlo I, Oliver Cromwell diede vita a un governo repubblicano con l’instaurazione del Commonwealth.
Il Commonwealth fece qualcosa mai avvenuto precedentemente nella storia che fu deliberatamente di svalutare l’aurea monarchica devastando quelli oggetti che definiscono il suo potere e magnificenza, e piazzandoli in un pubblico mercato per essere valutati, comprati e venduti da mercanti e artigiani.
Dando un valore alle opere reali e vendendole, il Commonwealth diede la nascita al mercato dell’arte inglese creando le condizioni per un mercato secondario dei quadri e stimolando una più vasta esposizione del pubblico all’arte che perdeva la sua aurea monarchica rendendola accessibile a tutti. Oliver Cromwell vide l’opportunità di mantenere parte della collezione del defunto monarca come interesse del nuovo regime e fra questi si salvarono i Cartoni di Raffaello che rimasero nella Whitehall, mentre gli arazzi furono venduti in Spagna.
Durante la Restaurazione, Carlo II, disperatamente bisognoso di finanziamenti, tentò di vendere i cartoni di Raffaello alla manifattura dei Gobelins, ma venne bloccato dai ministri.
Alla fine del XVII secolo, i cartoni vennero ricomposti, incollati su tela e restaurati da William Cooke, su incarico di Guglielmo III, desideroso di esporli. Il re fece infatti realizzare dall’architetto Christopher Wren un'apposita galleria a Hampton Court, dove restarono fino al 1813, dove furono poi spostati a Buckingham House e poi in altre sedi reali.
Nel 1865, i cartoni vennero infine destinati dalla Regina Vittoria al nascente Museo di South Kensington (successivamente Victoria and Albert Museum), museo di arti minori e arti applicate, che possiede la più grande collezione al mondo del Rinascimento italiano al di fuori dell’Italia e sono oggigiorno esempio della straordinaria novità artistica dell’enfant prodige Raffaello, morto alla giovane età di 37 anni.
Recentemente nel 2020 il Museo, per celebrare il cinquecentesimo anniversario della morte di Raffaello, ha commissionato un restauro della Galleria che accoglie i Cartoni e finanziato un progetto con nuovo approccio interpretativo che trasforma il modo nel quale i visitatori fruiscono dei Cartoni.
Il progetto in alta risoluzione che cattura i colori, le immagini infrarosse e la tridimensionalità della superficie dei Cartoni, dà un accesso unico al processo creativo di Raffaello e permette al Museo di registrare e preservare questi incredibili tesori nazionali per le generazioni future.
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