Una delle opere londinesi più maestose è il ciclo pittorico dipinto ad olio su nove tele esteso su un’area di 225 m2 realizzato da Peter Paul Rubens su commissione di Carlo I per la Banqueting Hall. L’unica opera dell’artista ad essere conservata nel sito per cui fu creata.
La Banqueting Hall era una Presence Chamber, dove il re riceveva gli ambasciatori e ospitava cerimonie, spettacoli teatrali, balli e banchetti di stato. L’edificio era inserito nel complesso di edifici della Whitehall che era il palazzo reale inglese iniziato in epoca medioevale e ampliato da Enrico VIII, diventando uno dei più grandi di Europa. La prima Banqueting Hall venne costruita da Elisabetta I ed era una struttura lignea temporanea ma con la salita al trono di Giacomo I e della moglie Anna di Danimarca cresce l’esigenza di aver una struttura permanente, in quanto i reali erano appassionati di balli in maschera ed opere teatrali con scenari articolati e meccanici.
La prima Banqueting Hall, realizzata da Robert Stickells per Giacomo I, bruciò per un incendio causato da candele dopo un capodanno, ma il re non si disperò in quanto non amava l’architettura realizzata con troppe colonne che restringevano la vista dei suoi spettacoli teatrali e per questo ne commissionò una nuova chiamando l’architetto Inigo Jones.
Jones costruì, tra il 1619 e 1622, un palazzo in stile classico, ispirandosi alle opere di Palladio, alle architetture rinascimentali e romane viste nel suo viaggio in Italia.
La sala dei banchetti fu costituita da un unico grande vano a doppio volume come nelle basiliche e nei sotterranei creò uno spazio a grotta decorato con conchiglie dedicato a cantina privata per Giacomo I e i suoi favoriti.
Nel 1621 Rubens ultimò uno dei suoi capolavori la decorazione della Chiesa Gesuita ad Anversa.
Rubens era considerato il più grande pittore al di là delle Alpi, tornato nel 1608 ad Anversa era stato nominato pittore di corte dall’Arciduca Alberto e dalla Arciduchessa Isabella con il privilegio di non doversi trasferire alla corte a Bruxelles ma di poter aprire il suo studio ad Anversa senza essere costretto da nessuna restrizione e con il permesso di avere anche commissioni private. Rubens aveva appreso tutto quello che aveva potuto imparare in Italia e si era specializzato, a differenza degli altri pittori fiamminghi, su opere di grandi dimensioni per altari e palazzi nobiliari. Dopo il successo riscontrato per il suo lavoro per i gesuiti ad Anversa, Rubens era desideroso di ottenere commissioni dalle corti Europee e per questo scrisse una lettera all’ambasciatore inglese di Giacomo I dicendo: “Confesso che sono, per un istinto naturale, meglio portato ad eseguire opere su larga scala che piccole curiosità”.
I contatti non portarono direttamente a una commissione e Rubens si trasferì alla corte francese.
Rubens era una persona colta, parlava correttamente cinque lingue, era un ottimo negoziatore e conoscitore delle corti europee e famiglie nobiliari per questo veniva impiegato dalla corte fiamminga in ambiti diplomatici.
Spedito a Parigi lavorò ad una serie allegorica per la madre del re Maria de Medici nel Palazzo del Lussemburgo. Finì i lavori in tempo per il matrimonio di Enrichetta di Francia con Carlo I di Inghilterra, figlio di Giacomo I. Durante i festeggiamenti ebbe l’occasione di conoscere il potente duca di Buckingham, favorito di Giacomo I, per il quale realizzò un ritratto e un dipinto allegorico per il suo palazzo York House, dimora con una delle più ricche collezioni d’arte in Inghilterra.
Nel 1629 l’arciduchessa Isabella decise di inviare Rubens a Londra per cercare di ottenere un’alleanza tra Spagna e Inghilterra per poter difendere i Paesi Bassi Spagnoli contro la Repubblica delle Sette Province Unite. Il suo ruolo era di inviato diplomatico che doveva preparare il terreno per l’arrivo di una delegazione diplomatica.
Rubens arrivò a Londra il 5 giugno 1629 fu accolto dal nuovo re Carlo I e ospitato in York House, palazzo lasciato vuoto dopo l’infelice morte del duca di Buckingham. Nei sette mesi d’attesa della delegazione diplomatica Rubens visitò varie città attorno a Londra, fu molto affascinato dalla campagna inglese e accettò diverse commissioni private. A gennaio quando arrivò l’ambasciatore spagnolo Rubens prima di ripartire decise di fare un dono a Carlo I con l’opera Allegory of the blessing of peace (Minerva protegge la Pace da Marte) un’opera allegorica per indurre l’Inghilterra a far pace con la Spagna.
Il dipinto contrasta i benefici della pace con quelli della guerra. Minerva la dea della Saggezza allontana Marte dio della Guerra e la sua compagna la Furia bellica e difende una giovane ragazza che rappresenta la Pace simbolo di prosperità, attorniata dalle baccanti e da un Fauno che celebrano la gioia della pace.
Il messaggio generale dell’opera è chiaro e combacia perfettamente con la missione di Rubens: rigettare la guerra e abbracciare la pace porterà prosperità e ricchezza.
La missione portò i suoi frutti. Rubens rientrò ad Anversa nel Marzo 1630, dopo essere stato nominato cavaliere dal re Carlo I.
Il trattato di pace tra Inghilterra e Spagna fu siglato in novembre.
Carlo I, da buon collezionista d’arte, fu incantato da quest’opera che collocò in una delle sale principali della Whitehall e in seguito decise di commissionare a Rubens la decorazione pittorica della Banqueting Hall, che doveva commemorare la memoria del padre Giacomo I, morto nel 1625.
Rubens incontrò l’architetto Inigo Jones per discutere sulla commissione e concordarono entrambi di prendere a modello quello che entrambi avevano visto a Venezia a Palazzo Ducale, nella Sala del Collegio, camera per le ambascerie a Venezia, opera di Paolo Caliari detto il Veronese.
Rubens realizzò alcuni disegni preparatori da sottoporre ad una commissione per l’approvazione di soggetti e poi ripartì per Anversa dove realizzò le nove tele stipulate aiutato dai suoi allievi.
Le tre tele più grandi tra i 7 e i 9 metri vennero realizzate nei locali della Borsa di Anversa e nel vicino Refettorio del Convento dei Carmelitani perché di dimensioni troppo grandi per essere eseguite nello studio del pittore. Un altro problema da risolvere fu creare la giusta prospettiva di visualizzazione delle opere perché dovevano essere viste da 60 metri di distanza ad angoli precisi di visualizzazione.
Nell’entrare nel salone della Banqueting Hall la prima opera che si vede è The Union of the Crowns of England and Scotland (L’Unione della Corona di Inghilterra e Scozia) 762 x 549 cm. Alla morte di Elisabetta I salì al trono Giacomo IV re di Scozia e I di Inghilterra unendo i due regni. Giacomo I indossa gli abiti di Stato e tiene nella mano sinistra il globo e nella destra lo scettro che protrae verso due figure femminili rappresentanti l’Inghilterra e la Scozia tra le quali c’è l’infante nato dall’unione del regno del Nord e del Sud. Sopra le due figure femminili si trova Britannia in veste di Minerva rappresentante la saggezza del re che unifica le due corone ed è un’immagine politica e religiosa per rafforzare il protestantesimo.
Al fianco di questa composizione ci sono due ovali. Uno rappresenta Minerva, or Wisdom striking Ignorance (549 x 239 cm) Minerva contro l’Ignoranza: Minerva rappresentante la Saggezza in armatura colpisce con un palo il collo di una donna nuda sotto di lei rappresentante l’Ignoranza.
Nell’altro ovale, Heroic Virtue crushes Envy, le Virtù, Eroiche colpiscono l’Invidia (549 x 239 cm) il protagonista è Ercole che rappresenta il Coraggio e colpisce con una mazza una donna con capelli a forma di serpente che rappresenta la debolezza dell’Invidia e della Discordia.
Procedendo nella parte centrale della sala si arriva al climax dello schema pittorico con The Apotheosis of James I, L’Apoteosi di Giacomo I (975 x 625 cm).
Giacomo I, con un piede posato su un’aquila e l’altro sul globo imperiale, è innalzato verso il Paradiso da una figura femminile raffigurante la Giustizia con in mano una bilancia come ricompensa per il suo lavoro terreno. Le due figure femminili alla sua destra probabilmente sono la Religione (con un’urna infiammata) e l’Infallibilità delle Scritture con un libro in mano.
I simboli terrestri e reali, la corona e il globo, sono portati via da alcuni putti mentre altri con la palma della pace e trombe annunciano l’ascensione reale.
In cima alla composizione la Vittoria alata tiene il Caduceo di Mercurio (messaggero degli dei) e insieme a Minerva tengono una corona d’alloro.
Ai lati di questa composizione ci sono due tele rettangolari rappresentanti putti, animali e ghirlande di frutti.
L’ultimo pannello decorativo è The Wise Rule of James I (il saggio regno di Giacomo I) (762 x 549 cm).
Seduto su un trono massiccio Giacomo I guarda la scena turbolenta ai suoi piedi. Minerva dea della Saggezza difende il regno lottando contro Marte dio della Guerra mentre Mercurio indica gli abissi destinazione per l’Idra e i nemici del regno. Il re con un gesto pronunciato indica due figure femminili che si abbracciano e sono Pace e Abbondanza. In alto angeli alati portano la corona d’alloro simbolo di Vittoria.
Il re siede su un trono con sullo sfondo colonne ricurve a ricordare che lui è il nuovo Salomone portatore di giustizia.
A terminare la decorazione si trovano altri due ovali raffiguranti Reason and Intemperate Discord (Ragione contro l’inclemente Discordia) e Abundance and Avarice (Abbondanza contro Avarizia).
Nel primo ovale la Ragione, o la Saggezza nel governare, tiene in mano una briglia e siede sopra una figura arcuata che è la Discordia. L’altro ovale rappresenta la monumentale figura dell’Abbondanza di rosso vestita con una mano nella cornucopia piena di tesori siede a cavalcioni su una figura femminile dallo sguardo lucido e desideroso che è l’Avarizia.
In generale tutta la composizione rappresenta i conflitti calmati dalle virtù che regnano supremi contro i vizi seguendo schemi aristotelici.
Il soffitto di Rubens e Jones celebra una monarchia protestante ma in uno stile e architettura identificabile con gli altri regni cattolici e europei.
Rubens terminò le tele nel 1634 e le inviò in Inghilterra con alcuni dei suoi assistenti.
Questi ultimi con l’architetto Inigo Jones srotolarono le tele nella Banqueting Hall e realizzarono di aver fatto un errore di misurazione. Rubens e Jones concordarono le misure in piedi e pollici non sapendo che erano differenti in Belgio e in Inghilterra. Le tele vennero ridotte e inserite nelle cornici bianche dorate.
Carlo I fu estasiato dell’opera celebrativa del padre e pagò Rubens la cifra di £3000 attuali £218,000 e una pesante catena d’oro e lo nominò cavaliere.
Questo apparato celebrativo fu anche l’ultima cosa che vide Carlo I in vita nel 1649 prima della sua esecuzione avvenuta nella Banqueting Hall, dopo la sua sconfitta nella guerra civile.
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