Ci sono alcune volte nelle quali si manifesta un momento di epifania nel quale per vie traverse si scopre la bellezza e l’importanza di pittori purtroppo sconosciuti al grande pubblico. Questo mi è capitato di recente seguendo il mercato dell’arte inglese dove nella galleria Philip Mould & Company è stato venduto per £65.000 un’opera di Oswald Birley intitolata the Nurse (l’Infermiera).
Questo magnifico ritratto rappresenta una giovane ragazza a mezzo busto di profilo che ruota la testa di tre quarti verso lo spettatore in favore della luce che spiove da destra.
Il volto della ragazza, intriso di luce, mostra una rara bellezza: labbra rosse carnose e il suo occhio destro è magistralmente reso nell’ombra della frangia ramata, che fuoriesce dal turbante da infermiera.
Il suo sguardo confidente, raffinato e snob invita e arresta lo spettatore. Il suo ritratto è moderno perché non raffigura solo una donna ma una donna con una professione ed allo stesso tempo rende omaggio con la sua posa ai grandi maestri classici e con i suoi colori pacati a Diego Velázquez, uno degli artisti preferiti di Birley.
La ragazza ritratta è Margaret Elizabeth Barrett nata l’8 febbraio 1903, dipinta qui nel 1921 all’età di 18 anni. Il padre di Margaret, Dr. Edmund Howard Barrett era un medico che aveva curato Oswald Birley, e in cambio del pagamento Birley suggerì di dipingere un ritratto del dottore. Si narra che il dottore rispose al pittore: “Sono troppo vecchio e brutto, dipingi invece mia figlia”.
Il risultato fu questo dipinto, uno dei più accattivanti ritratti di Birley dei primi anni Venti del Novecento.
Margaret indossa con orgoglio la sua uniforme bianca da infermiera associata con la divisione militare femminile di infermiere denominata FANY (Female Army Nursing Yeomanry).
Birley era famoso per realizzare dipinti magistralmente eseguiti, come ne è esempio il suddetto dipinto, combinando un ricco estetismo con un realismo psicologico.
Birley nato nel 1880 in Nuova Zelanda durante un tour intorno al mondo della sua famiglia, si laureò a Cambridge e viaggiò a Parigi e Madrid per studiare arte. Durante la Prima Guerra mondiale servì in Francia tra i Fucilieri reali prima di passare all’Intelligence dove raggiunse il grado di capitano.
Proprio i suoi contatti con americani in Francia lo invogliarono dopo la guerra a trasferirsi in America per cercare una maggiore sicurezza economica. Nel 1921 espose a New York da Knoedler nella Fifth Avenue e colse l’attenzione del famoso mercante dell’Arte americana Lord Duveen. I soldi non erano sufficienti in questo periodo americano e questa instabilità finanziaria portò alla creazione del quadro dell’Infermiera realizzato per pagare il costo della sua visita medica come si può intendere dalla dedica in alto a sinistra dell’opera: “To Edmond Barrett from Oswald Birley Dec 1921” (Per Edmond Barrett da Oswald Birley Dic. 1921).
Tornato in Inghilterra divenne il pittore alla moda con questa sua capacità di cogliere l’essenza del soggetto ed anche di esprimere quella grandiosità dei grandi maestri del passato come Hans Holbein, Van Dyck, Vermeer, Velázquez e Caravaggio.
Dipinse re Giorgio V e altri membri della famiglia reale tra cui una giovanissima Elisabetta, Mahatma Gandhi, Winston Churchill, Eisenhower, divenne anche famoso per i suoi ritratti alla moda di star del teatro e ritratti di sua moglie Rhoda di cui uno dei più affascinanti è The Green Mask in cui la moglie è vestita con costumi del Carnevale di Venezia.
Nella stessa posa dell’Infermiera nel 1921 Birley si autoritrasse nel Self-portrait in profile (autoritratto di profilo). Il pittore è di profilo anch’egli vestito di bianco con la luce che scende da destra mentre il suo volto è avvolto nell’oscurità. Birley era attratto nel dipingere ritratti di profilo, che per lui davano maggiore carattere e personalità data dalla parziale vista del volto e per lui rappresentavano uno stimolo tecnico.
In realtà questi tipi di ritratti rientrano in una tradizione molto antica iniziata da Leonardo e cresciuta con i pittori fiamminghi denominata tronie, che in antico olandese indicava uno studio, un disegno o un dipinto di un’ espressione facciale.
Studi di teste erano realizzati e collezionati dagli artisti del XVII secolo non come ritratti, ma come esempi di certe tipologie facciali, di un bambino, donna, uomo, giovane, maturo, anziano e espressioni facciali che dovevano cogliere i diversi stati psicologici ed emotivi della persona.
I Tronie non venivano utilizzati solo dai maestri ma anche dagli allievi. Il copiare queste tipologie di espressioni facciali, in un disegno o dipinto, era una parte importante della formazione dei pittori nel XVI e XVII secolo e non a caso erano realizzati su legno per evitare che si rovinassero nei frequenti passaggi di mano in mano nello studio.
Artisti dipingevano tronie per diverse ragioni. Per esempio, rappresentavano un’unica opportunità di sperimentare espressioni facciali, luci e ombre. L’artista aveva l’opportunità di esprimere in questi le sue migliori capacità mettendosi in gioco con complicate espressioni fisiognomiche.
Rubens, Van Dyck e Vermeer dipingevano tronie, Lievens e Rembrandt li innalzarono in una forma di arte indipendente ma per tutti erano opere dipinte direttamente per il mercato dell’arte.
Se si osserva attentamente il viso e la postura dell’Infermiera sicuramente faranno venire alla mente il tronie più famoso della storia dell’arte La ragazza con l’orecchino di perla o ragazza col turbante di Jan Vermeer.
Questo specifico tronie raffigura la ragazza in costumi esotici “alla turca” molto in voga all’epoca, a volte anche utilizzati per personaggi del passato o biblici. Vermeer si dedicò diverse volte a questo genere di pittura come figurano nei suoi inventari. La ragazza con l’orecchino di perla è anch’essa rappresentata di mezzo busto con il viso rivolto verso la luce dove risaltano i suoi occhi vividi, le labbra rosse, e il bianco della perla del suo orecchino ed indossa anche lei un turbante azzurro con una fascia gialla che pende lateralmente.
Un altro tronie di Vermeer è Fanciulla con il cappello rosso, una delle sue opere più piccole per dimensioni.
La ragazza indossa un grosso cappello di piume rosso che contrasta con la seta blu del suo vestito.
Il suo volto è quasi completamente nell’ombra ma risaltano gli orecchini di perla e le sue labbra quasi socchiuse.
Rembrandt fece un’arte a sé dei tronie ed uno dei suoi più famosi è Man with a Feathered Beret (Uomo con cappello piumato).
Un uomo ruota la testa e guarda verso lo spettatore quasi sorpreso. Rembrandt dipinge l’uomo con un ecclettico e antico costume per questo carattere, un soldato da come si può vedere dal colletto metallico intorno al collo. Indossa un grande cappello nero con due immense piume di struzzo, messe in risalto dallo sfondo monocromo, un mantello con ricami dorati e un orecchino dorato. Tutti questi dettagli servono a risaltare le grandi capacità pittoriche di Rembrandt.
Rembrandt è soprattutto famoso per la sua capacità di rendere le varie fasi dell’età nei suoi soggetti.
Nel tronie Bust an Old Man with Turban (Busto di vecchio con turbante) si sofferma soprattutto a studiare la luce e i suoi effetti. La luce arriva dallo sfondo progettando una lunga ombra su metà del volto dell’uomo anziano. Il passaggio luce e ombra è qui magistralmente espresso. Grandi contrasti di colore marcano il suo volto nelle sue linee e rughe che attraggono la luce, anche il suo naso e barba riflettono la luce. L’uomo indossa un ricco turbante con ricami dorati mentre una gemma rossa nel fermaglio è completamente immersa nell’ombra.
Van Dyck, uno dei pittori preferiti di Birley, realizzò uno dei suoi primi tronie all’età di 20 anni nella
bottega del suo maestro Peter Paul Rubens. L’opera Study of a Bearded Old Man in Profile, Facing Left (Sudio di vecchio con barba di profilo che guarda verso sinistra) ha un valore eccezionale in quanto mostra la grande maturità artistica del giovane pittore. Con quest’opera Van Dyck mostrò la sua grande confidenza artistica e la sua attenta capacità di osservazione. Probabilmente ritraendo il suo maestro di profilo ne mostra la sua pelle abbronzata sfumandola in diverse gradazioni di marrone, grigio, ocra e rosa. Questo tronie è un capolavoro in miniatura che Van Dyck riprese per una delle figure presenti nelle due versioni dell’Incoronazione di spine presenti a Madrid e Berlino.
Questa postura viene ripresa da Van Dyck nei suoi autoritratti tra cui Autoritratto 1628/29 nel Museo di Minneapolis nel contrapporre la testa aprendo il suo mantello nero per mostrare la catena donata dalla Arciduchessa Isabella. Questa idea del contrapposto viene sicuramente ripresa da Birley nel ritratto dell’Infermiera e nel suo autoritratto.
Per concludere non si può non citare Peter Paul Rubens come esecutore di tronie in quanto ne realizzò moltissimi per la sua bottega e per altri artisti.
Il più tenero e di una bellezza incredibile è il Ritratto di suo figlio Nicola 1620 conservato all’Albertina di Vienna con il quale viene esaltata la grande capacità di Rubens come disegnatore con gessetti rossi e neri nel raffigurare questa espressione dolce e angelica del bambino con una collana di corallo rossa.
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