Olafur Eliasson è un personaggio particolare in ambito artistico quasi si può dire che abbia cambiato il significato stesso dell’essere artista. La sua infinita curiosità lo porta a diversificare i suoi interessi e le sue opere nel design, architettura, ecologia, alimentazione, educazione, sostenibilità, cambiamento climatico e nelle attività collettive sulla percezione visiva.
Le sue opere comunicano con molte persone in tutto il mondo. I suoi contatti con scienziati, architetti, chefs, coreografi, imprenditori e politici sono per lui delle opportunità per sviluppare dei progetti congiunti che portino nel suo profondo ottimismo a creare un mondo migliore.
Olafur Eliasson nacque nel 1967 in Danimarca da genitori islandesi. A parte una breve carriera giovanile come ballerino di "break-dancing", decise di iscriversi alla Academia reale danese di belle arti dalla quale si diplomò nel 1995. A New York lavorò come assistente dell’artista Christian Eckart in Williamsburg, Brooklyn e dopo il diploma decise di trasferirsi in Germania prima a Colonia poi a Berlino dove oggigiorno ha uno studio in un vecchio birrificio in Prenzlauer Berg.
Due anni fa ho avuto l’opportunità di vedere una sua mostra intitolata “In Real Life” alla Tate Modern di Londra con 40 opere che ti coinvolgono e stravolgono completamente dal punto di vista sensoriale.
Eliasson mette al centro della sua arte l’esperienza. Lui vuole che lo spettatore provi un’esperienza che lo faccia sentire consapevole dei suoi quattro sensi e il contatto con altri visitatori lo renda responsabile di una comunità. Per l’artista l’arte può avere un forte impatto nel mondo al di fuori dei musei.
Per riassumere la sua arte, tre sono gli elementi principali: la sua preoccupazione riguardo alla natura, alimentata nei periodi trascorsi in Islanda, la sua ricerca geometrica e il suo continuo studio su come noi percepiamo, sentiamo e modelliamo lo spazio intorno a noi.
Eliasson usa nella sua arte elementi naturali quali la luce, l’acqua, il fumo accompagnandoli con specchi, vetri colorati, lampade e strutture in acciaio per creare le sue coinvolgenti installazioni.
Tra i suoi primi lavori ci sono le luci che alterano l’esperienza dello spazio e dell’architettura.
La luce unita alla geometria ha permesso di costruire le sue opere caleidoscopiche che non sono solo oggetti esteticamente belli e magici ma offrono molteplici riflessioni colorate e allo stesso tempo una diversa prospettiva di interno ed esterno che si fondono insieme.
Eliasson ha fatto diverse serie di sfere caleidoscopiche come In real life 2019, sfera composta da moduli curvi di alluminio tenuti da cavi di metallo tesi. I moduli supportano pannelli di vetro colorato (verde, giallo, arancione, rosso, rosa e blu) e all’interno una luce led proietta le luci e le ombre dei pannelli sulla superficie circostante.
L’artista è particolarmente interessato alle forme spirali, perché creano un senso di energia a vortice all’interno dell’oggetto e al di fuori attraverso le luci e le ombre che si creano sui muri.
Un bellissimo esempio è l’opera Wirbelwerk 2012, che discende dal soffitto con i suoi 8 metri sull’atrio del museo Lenbachhaus di Monaco di Baviera.
La spirale e la tecnica caleidoscopica si uniscono all’architettura in Your spiral view 2002, un tunnel lungo approssimativamente otto metri costruito con lastre di acciaio che sono assemblati in due set di spirali che si avvolgono in direzioni opposte. Entrando nel tunnel i visitatori si ritrovano in un caleidoscopio, nel quale lo spazio che hanno appena superato è riflesso frammentariamente sulla parte ancora da percorrere. La riflessione crea il vorticoso senso di movimento dato dai muri dentellati all’interno del tunnel.
Din blinde passager (your blind passenger) 2010, è un lungo e stretto corridoio nel quale i visitatori sono accecati da una fitta nebbia colorata che richiede loro di orientarsi con gli altri sensi. Man mano che i visitatori procedono nel corridoio i colori o le sfumature possono cambiare. Il titolo in Danese significa passeggero clandestino.
Un altro esperimento di luce che coinvolge la collettività è Your uncertain shadow (colour) 2010.
Si tratta di cinque luci colorate poste a terra e dirette su un muro bianco: una luce verde, seguita da un’altra verde, da una magenta, una arancione e infine una blu. Quando il visitatore entra nello spazio, proietta un’ombra, bloccando ogni differente luce colorata da un differente angolo, che sul muro crea cinque diverse silhouettes colorate d’ombra.
La luce per Eliasson è anche energia e l’energia ovviamente è quella solare.
All’inizio di quest’anno si svolse una mostra nel Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo “E luce fu. Giacomo Balla, Lucio Fontana, Olafur Eliasson, Renato Leotta” dove Eliasson espone l’opera Sun has no money che sono due cerchi con specchi nei quali si riflette la luce. L’opera a prima vista molto minimalista ha un significato più profondo infocato sulla prospettiva centrale e la sua messa in discussione.
Queste interrogazioni che sorgono su come rimodellare lo spazio che noi produciamo ma del quale siamo anche prodotti porta a grandi responsabilità. Il titolo che tradotto potrebbe essere “il sole non ha prezzo” riguarda l’anno di creazione dell’opera dopo la crisi finanziaria del 2007, dove tutto era incentrato sui soldi ma si perdevano di vista altre crisi altrettanto importanti come quella energetica e climatica.
Eliasson, artista nordico, è più sensibile sui temi riguardanti la natura e il cambiamento climatico.
Nel 2012, Eliasson e l’ingegnere Frederik Ottesen fondarono la società sociale Little Sun. Questo è un progetto globale che intende provvedere energia pulita ed economicamente accessibile per comunità che non hanno accesso all’elettricità con lo sviluppo sostenibile delle vendite in tutto il mondo di Little Sun, che è una luce a pannello solare. Il progetto vuole sviluppare una consapevolezza mondiale su un equo accesso all’energia elettrica e quindi alla luce.
La sua opera più importante connessa con il sole è stato installare un gigantesco sole artificiale, The weather project 2003, all’interno della Turbine Hall della Tate Modern in Londra.
L’opera era composta da un soffitto di lastre di alluminio super riflettenti che raddoppiavano lo spazio della Turbine Hall, uno schermo semi circolare e 200 luci a monofrequenza che emettevano basse frequenze che permettevano solo di vedere il colore giallo e nero.
Queste lampade hanno cambiato la vista dello spazio circostante con i soli due colori visibili creando una incredibile opera di esperienza collettiva e dando l’illusione di stare vicino al sole facendo sorgere una riflessione sui misteri dell’universo.
Un'altra esperienza collettiva sono state le cascate costruite da Eliasson a New York, The New York City Waterfalls nel 2008. Le quattro cascate sono state messe nello storico porto di New York, che era storicamente il primo accesso d’entrata negli Stati Uniti. La considerazione dello spazio storico e architettonico ha permesso di integrare la bellezza della natura con il paesaggio urbano dando alle persone la possibilità di valutare questa relazione.
L’acqua è anche il principale elemento di Beauty 1993. L’opera viene posta in un ambiente scuro dove una cascata di acqua nebulizzata scende dall’alto verso il basso e crea un arcobaleno che appare o sparisce alla vista dello spettatore.
Eliasson spesso usa anche il ghiaccio nelle sue opere per richiamare un’azione sull’emergenza climatica e sullo scioglimento dei ghiacciai. Questo è dato dalla sua esperienza in Islanda ma soprattutto dalla situazione in Groenlandia dove ogni anno si perdono 200-300 milioni di tonnellate di strato glaciale.
Per questo Eliasson realizzò l’opera Ice Watch che collocò a Londra di fronte alla Tate Modern nel 2018.
L’opera consisteva in installazioni di blocchi di ghiaccio ripescati sulle coste della Groenlandia.
Queste sculture ghiacciate davano un’esperienza tattile dello scioglimento ghiacciale. Il visitatore poteva toccare i blocchi e allo stesso tempo assistere allo scioglimento sentendo le rotture del ghiaccio e le bolle d’aria fresca che rilasciava.
Ice Watch ha avuto lo scopo di rendere la crisi climatica tangibile alle persone con un’esperienza fisica, mettendo le persone realmente in contatto con qualcosa che è difficile da immaginare.
Eliasson trasforma l’arte in puro ambientalismo, catturando la forza della natura mostrandone la bellezza nella luce, nebbia e acqua. Eliasson ci fa riflettere con le sue opere sulla bellezza del pianeta che stiamo rovinando lasciandolo sciogliere, distruggere e sgretolare.
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