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  • Immagine del redattoreRomina Rosso

Nicholas Hilliard: il Rinascimento Inglese e la sua simbologia


Nicholas Hilliard, Ritratto di Alice Hilliard, 1578, Victoria and Albert Museum, Londra

La parola Rinascimento sicuramente rievoca a tutto il mondo l’Italia e specialmente Firenze con i suoi grandi artisti come Leonardo, Donatello, Michelangelo e Raffaello ma anche l’Inghilterra a suo modo ha avuto il suo rinascimento importato da artisti europei che giunsero sull’Isola portando con sé le innovative idee rinascimentali e le loro tecniche e che influenzarono gli artisti locali a creare un proprio stile.

Questo periodo che va da Elisabetta I a Giacomo I fu innovativo per la pittura, la scultura, l’architettura, la letteratura, la musica e le scienze creando le basi della moderna società inglese.

Nel 1564 l’Inghilterra rinunciò alle sue pretese su Calais tagliando definitivamente il suo legame con il continente europeo cattolico. Il paese Protestante, isolandosi dal continente, darà le basi ad una forma distinta d’arte locale.

Uno dei suoi protagonisti fu Nicholas Hilliard (1547-1619) considerato uno dei primi pittori inglesi.

Hilliard proveniva da una famiglia di orefici, lo erano suo padre e due dei suoi fratelli e sposò Alice la figlia del suo maestro Robert Brandon, anch’egli maestro dell’arte orafa.

Brandon era l’orefice di corte e Hilliard fece l’apprendistato con lui prima di diventare anch’egli membro della corporazione degli orefici. Alcuni storici sostengono che in questo periodo egli sia stato anche allievo della miniaturista Levina Teerlinc figlia di Simon Bening, uno degli ultimi grandi maestri fiamminghi illustratore di manoscritti e pittore di corte di Enrico VIII, dopo la morte di Hans Holbein.

Nicholas Hilliard divenne famoso per le sue miniature tra la ricca e nobile società, dove portò la sua precisione orafa, creando qualcosa di mai visto in precedenza opere intime, private, codificate con una distinta discrezione britannica, eseguite squisitamente e con una freschezza e charm unico.

Queste opere erano acquarelli di piccolissime dimensioni non più grandi di una carta da gioco che era utilizzata comunemente come base per incollare la pergamena. La tecnica di Hilliard era eccezionale perché riuscì a creare la tridimensionalità nelle sue miniature data dal diverso spessore del colore ma anche dalla resa incredibile dei gioielli dipinti. Per realizzare quest’ultimi era solito utilizzare un colore a base d’argento riflettente al quale posava una resina mescolata con pigmento alla quale dava la forma di una goccia riscaldandola con un ago sul fuoco e così creava pietre preziose come i rubini. Questo effetto tridimensionale dei gioielli che si potevano vedere riflettenti e lucenti era stato studiato per facilitare la vista alla luce delle candele.

Nicholas Hilliard, The Pelican Portrait, 1575, Walker Art Gallery, Liverpool.

Uno dei ritratti che lo resero famoso a corte fu il The Pelican portrait of Queen Elizabeth I il ritratto della regina Elisabetta I detto il Pellicano. La regina viene ritratta nella sua magnificenza grazie alla preziosità e la ricercatezza del suo vestito e dei suoi gioielli. Sul suo bustino di velluto rosso si posa una collana di perle con un pellicano che dà anche il nome all’opera. Il pellicano è un simbolo di sacrificio personale, in quanto si pensava che l’animale pur di nutrire i propri piccoli si lacerava il petto e li nutriva con il proprio sangue.

Questa abnegazione e sacrificio era visto nel ruolo della Regina Elisabetta, madre della nazione e le due ciliegie sul suo orecchio destro erano riferite alla verginità in quanto lei era la “Virgin Queen” “Regina Vergine”.

Nicholas Hilliard era molto vicino ad essere un pittore di corte, e uno dei pochi a dipingere la regina Elisabetta dal vivo e sempre all’aperto perché la regina non voleva ombre sul suo volto. Hilliard dipinse la regina per un arco di 30 anni ed aiutò a costruirne la sua immagine pubblica come icona di bellezza e virtù.

Elisabetta lo nominò miniatore e gioielliere di corte dandogli una modesta pensione.

Hilliard decise di intraprendere un viaggio in Francia con la scusa di migliorare la sua arte ma in realtà con l’intento di trovare altri finanziamenti. Nel suo soggiorno francese tra il 1576-1578 realizzò alcuni dei suoi più bei ritratti. Uno fra questi è il suo autoritratto all’età di 30 anni.

Nicholas Hilliard, autoritatto all'età di 30 anni, 1577, Victoria and Albert Museum, Londra

Questo è il suo primo incontro con l’idea dell’artista come genio dove i pittori potevano avere uno stato sociale più alto e mostrare l’aspirazione ad uno status da gentiluomo, possibile in Francia ma non in Inghilterra dove gli artisti erano visti ancora come meri artigiani.

Bellissimo è il ritratto di sua moglie Alice, probabilmente influenzato dai disegni a gesso di François Clouet, che era rinomato alla corte francese per la sua abilità seduttiva di cogliere le espressioni fugaci dei volti.

La giovane donna ventiduenne indossa una preziosa

Nicholas Hilliard, Ritratto di Alice Hilliard, dettaglio

gorgiera di pizzo che le incornicia il volto.

Sul bordo del suo corpetto spunta una spiga di grano simbolo di fertilità. La miniatura è un ritratto toccante di un marito per la sua giovane moglie incinta che stava per affrontare un viaggio pericoloso per tornare in Inghilterra a dare la luce al loro primo figlio.

Nel suo soggiorno Parigino ebbe l’occasione di incontrare un giovane diciottenne di nome Francis Bacon (italianizzato come Francesco Bacone) futuro filosofo, politico, giurista e scienziato. Il ritratto a lui dedicato colpisce per l’intensità dello sguardo arguto del giovane e per la raffinata tecnica di esecuzione.

Nicholas Hilliard, Francis Bacon, Primo Visconte di St Alban, 1578, National Portrait Gallery, Londra

Hilliard utilizza alcuni accorgimenti per creare l’immagine pittorica più vivida e tridimensionale per esempio alcuni piccoli puntini azzurri sono stati aggiunti nell’iride grigia degli occhi e le labbra dal vibrante color rosso sono state create utilizzando righe diagonali per creare chiaroscuro, poche pennellate di nero sopra il labbro suggeriscono dei baffi acerbi e la gorgiera è stata dipinta con un colore più spesso per creare il volume.

Nicholas Hilliard, Francis Bacon, dettaglio
Nicholas Hilliard, Francis Bacon, dettaglio

Al suo ritorno in patria continuò a dipingere miniature sempre più complesse.

Il periodo Elisabettiano e giacobino era amante del simbolismo. Amavano il modo in cui si poteva utilizzare la simbologia per tenere le cose segrete e codificare i significati solo con un circolo ristretto di persone evitando di divulgare i messaggi a persone non gradite.

Le miniature erano perfette per questo simbolismo velato perché erano di piccole dimensioni, si potevano nascondere, aprire e chiudere come camei. Queste immagini erano private e intime custodite in speciali cofanetti o indossate come collane spesso contenevano messaggi d’amore da passare tra gli innamorati.

mes, ca.1600, Victoria and Albert Museum, Londra

Uno dei ritratti più famosi è The man on flames (l’uomo tra le fiamme) è il ritratto di un giovane uomo che indossa una camicia bianca quasi completamente aperta sullo sfondo dorato di fiamme. Le fiamme sullo sfondo sono state realizzate mescolando il colore con polvere d’oro, cosicché muovendo la miniatura si ha l’effetto che le fiamme dell’amore si muovano. L’uomo ha al collo una collana con una piccola miniatura appartenente alla sua amata che è così piccola che è difficile da riconosce. L’amata si è offerta a lui in privato e lui ricambia offrendo sé stesso, un amante che brucia di passione.

Niente è più esplicito del suo famoso e più misterioso ritratto Man Clasping a Hand from a Cloud (uomo che stringe una

Nicholas Hilliard, Man Clasping a Hand from a Cloud, 1588, Victoria and Albert Museum, Londra

mano che scende da una nuvola) del 1588. L’identità del giovane nobile dagli occhi cerulei e dai riccioli d’oro non è mai stata identificata. Forse l’abito nero di satin e l’elaborato cappello con intricate decorazioni, potevano essere un indizio in quell’epoca. Il gesto che attira l’attenzione è il fatto che il giovane stringa la mano di qualcuno in alto tra le nuvole, un simbolo di devozione tra il cortigiano e la sua amata.

È stato analizzato come simbolo di dedicazione, fedeltà, intimità, protezione e legame a distanza nel quale l’uomo si rimette alle mani della sua amata. Hilliard sembra sottolineare qui il tema della protezione perché quella mano che scende da una nuvola sembra aiutare e guidare. Nella miniatura è presente anche un motto in latino “Attici amoris ergo” dal quale non sono stati codificati i significati.

Young man among roses (giovane uomo tra le rose) è sicuramente la miniatura più famosa di Hilliard e di dimensione e forma inusuale in quanto è un ovale allungato probabilmente ideato per essere incorporato in un oggetto costoso come uno specchio. Non si conosce chi sia il giovane che si appoggia ad un albero e tiene la mano destra sul cuore, ma si è codificato molto chiaramente chi era il soggetto del suo amore.

Le rose bianche come i colori del suo vestito bianco e nero sono i colori della Regina Elisabetta.

Nicholas Hilliard, Young man among roses, 1585-95, Victoria and Albert Museum, Londra

È stato suggerito che il giovane potesse essere Robert Devereux, secondo Conte di Essex, il più giovane favorito della regina. Questo era un amore impossibile perché il giovane era appena ventenne e la regina aveva trent’anni di più ed era considerata la Virgin Queen “la Regina Vergine”, infatti il motto sul bordo superiore tratto dal De Bello Civili di Lucano recita 'Dat / poenas laudata fides' “la mia lodata fedeltà mi procura dolori”.

Quest’opera potrebbe far parte di quegli oggetti che i cortigiani e cavalieri solevano regalare alla Regina durante l’Accession Day. Come regnante donna, Elisabetta incoraggiava una particolare cultura di corte, esercitando la sua autorità attraverso un elaborato corteggiamento dei suoi cortigiani.

Queste miniature, piccoli esempi di una bellezza intima, erano create come memento, ricordo e rivelano molto riguardo ai sentimenti e le relazioni di quella specifica epoca, come doni d’amore o di devozione racchiudono enigmatici segreti che non siamo in grado oggigiorno di codificare completamente.



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