I Musei Reali di Torino ospitano fino al 9 gennaio “In Between”, la prima mostra monografica che Torino dedica al cuneese Fabio Viale, uno dei più noti scultori italiani sulla scena internazionale contemporanea. Dopo la personale al Glyptothek Museum di Monaco di Baviera (2018), la partecipazione al Padiglione Venezia (2019) e l’esposizione al Pushkin Museum di Mosca (2019), nel 2020 Fabio Viale viene consacrato nella capitale della lavorazione artistica del marmo, Pietrasanta con la mostra Truly.
Viale è un virtuoso del marmo e illusionista della materia capace di trasformare il marmo in polistirolo, carta, gomma, plastica. Salì alla ribalta nel 2002 grazie alla realizzazione di Aghalla, una piccola imbarcazione perfettamente funzionante cavata da un unico blocco di marmo, varata nel mare davanti alle cave lunensi ed è stata portata in tour in varie città italiane e all’estero.
Fin dalle sue prime realizzazioni è impegnato nella ricerca di un rapporto con i capolavori dell’arte classica, realizzando copie identiche di celebri statue quali la Venere di Milo, il Laocoonte o le opere di Canova, sui quali l’artista sovrascrive nuovi valori attraverso l’asportazione di parti (emblematica la Pietà con il Cristo scalpellato via), oppure, più recentemente attraverso il processo di “tatuatura”, secondo una tecnica da lui stesso messa a punto.
Negli ultimi anni ha sviluppato il tema della finzione sul marmo dei materiali non lapidei, quali la gomma, il legno, la plastica, il polistirolo e la carta: la qualità stupefacente delle realizzazioni ha richiamato l’attenzione della critica internazionale e generato una scuola di seguaci impegnati su queste tecniche.
Il crescente successo e la continua richiesta delle sue opere impose presto l’organizzazione di un atelier più complesso, nel quale a fianco di collaboratori specializzati divenne strategico il ricorso alle nuove tecnologie, in particolare quelle legate alla automatizzazione digitale.
Il suo processo di produzione inizia presso le cave di Carrara, luogo di scelta del blocco di marmo più adatto e che rappresenta il primo e fondamentale passo per la realizzazione dell’idea artistica.
Nel caso della replica di un’opera esistente, sia essa l’originale presente in un museo, un calco in gesso già a disposizione oppure un oggetto comune, viene realizzato un modello 3D virtuale attraverso la tecnica della fotogrammetria, partendo da riprese fotografiche ad alta risoluzione.
In un laboratorio presso la cava, il blocco di marmo viene inserito in una macchina a controllo numerico, cioè un robot dotato di frese automatizzate di varie dimensioni controllato dal PC, che sbozza il blocco portandolo a una versione “grezza” e abbondante del modello caricato.
Questo consente di abbattere mediamente il 70% delle ore di lavoro iniziali; ma lavorazioni più raffinate quali la definizione degli spigoli vivi, le cavità profonde o i panneggi delle statue sono ancora fuori dalla portata della macchina e rimangono pieno compito della mano dell’uomo.
A questo punto, il blocco viene trasportato nella bottega dello scultore a Torino, dove all’artista e ai suoi collaboratori spettano gli stadi di lavorazione più complessi.
Dopo aver completato le cavità e ripulito tutte le superfici, si deve affrontare la “pelle” dell’opera, e cioè gli ultimi due millimetri di spessore nei quali si nascondono la caratterizzazione dei volumi e i dettagli delle parti anatomiche.
Trapani, frese idrauliche, ma anche scalpelli, punte metalliche e lime sono utilizzati da artigiani-artisti per arrivare a definire fedelmente le forme fino nei dettagli.
Infine, il terzo stadio, cioè la rifinitura della texture superficiale, che permette di dosare il grado di levigatezza o di opacità delle superfici, e cioè il vibrato che conferirà all’opera la sua espressività: questo stadio, che è il più delicato e determinante per il risultato finale, è tutt’ora svolto interamente a mano.
Nel caso delle sculture tatuate, si procede quindi molto similmente al tatuaggio umano, e cioè tracciando un disegno preparatorio sulle superfici, e quindi lavorando con strumenti puntiformi dotati di inchiostri penetranti, in quanto il colore deve entrare in profondità nel materiale esattamente come avviene nella pelle umana: ciò rende il processo lungo e molto faticoso, in quanto non è ammesso l’errore.
Al termine della tatuatura è quindi steso un protettivo stabilizzante che difende la superficie da ulteriori impregnature accidentali.
La mostra In Between di Torino reinterpreta in chiave contemporanea le forme e i temi dell’arte classica e i modelli di eterna bellezza ed è pensata per far interagire e dialogare lo spazio pubblico cittadino e quello spazio museale.
Di fronte a Palazzo Reale nella Piazzetta Reale sono presentate alcune delle sculture classiche più celebri.
Souvenir David raffigura il Volto del David di Michelangelo simbolo dell’intelligenza e del coraggio dei fiorentini che viene trasformato da Viale in una sorta di maschera monumentale del David su cui l’artista ha sperimentato per la prima volta la tecnica del tatuaggio.
I segni realizzati sul marmo da Viale sono una combinazione personale delle più attuali tendenze del tatuaggio, da quelli già sperimentati del mondo criminale e giapponese, ai nuovi orientamenti provenienti dal mondo sudamericano e dei Trapper. Come dichiarò l’artista: “Sono partito tantissimi anni fa, realizzando queste sculture tatuate con un personaggio di nome Nicolai Lilin, che ha scritto un libro che poi è stato tradotto in un film d i Gabriele Salvatores “Educazione Siberiana”. Lui mi introdusse un po’ nel mondo del tatuaggio criminale russo, che è un mondo fatto di simboli, croci, pistole, ma estremamente ricco di storia. Questo aspetto, trovavo, che potesse dare all’opera uno spessore. Il mio desiderio è far si che il marmo divenga pelle e che il tatuaggio metta in evidenza ancor di più questo effetto di metamorfosi”.
Nella piazza si può trovare la Venus copia della celebre Venere di Milo tatuata con simboli della mafia russa dove i tatuaggi erano storie scritte in un codice tramandato da generazioni.
Presente è anche l’iconica e drammatica scultura del Laocoonteche nell’originale comprende anche i due figlioletti stritolati dai serpenti marini, venne ritrovato nel 1506 a Roma sull'Esquilino e subito identificato con l’opera descritta da Plinio come il capolavoro dei tre famosi scultori di Rodi: Agesandro, Atenodoro e Polidoro. Viale tatua sulle spalle del Laocoonte i simboli della yakuza, la mafia giapponese, tatuaggi nipponici sono tra i più belli del mondo, sono colorati e ricchi di sfumature.
Nel Lacoonte possiamo vedere una tigre simbolo contro i demoni e le malattie, rappresenta l’autunno e controlla il centro rappresentando forza e coraggio.
Un altro tatuaggio della yakuza si ritrova nel Torso del Belvedere, forse rappresentante l’eroe greco Aiace Telamonio, che sulla schiena porta tatuata la carpa simbolo di buona fortuna, persistenza e di tenacia; il samurai che incarna in sé valori come la protezione, la lealtà, la disciplina e l’obbedienza; e l’acqua simbolo del cambiamento e dell’adattamento alla vita.
Si conclude la piazza con il Kouros, Torso Gaddi probabilmente il frammento di una statua di Centauro, replicato da molti artisti per la straordinaria resa anatomica, considerata così perfetta che mai venne reintegrata delle parti mancanti.
Nella Corte d’Onore di Palazzo Reale è collocata l’opera Door realise la mano appartenente alla colossale scultura di Costantino decorata con tatuaggi russi
Nello scalone d’onore di Palazzo reale si può ammirare la pudica Venere Italica manifesto dell’ideale neoclassico di bellezza con la schiena tatuata da fiori di ciliegio che nella cultura giapponese simboleggiano il coraggio già usato come simbolo dai samurai poi ripreso dai tatuaggi della yakuza e riproposto da Viale come simbolo della donna.
Il Salone delle Guardie svizzere accoglieva la copia di Amore e Psiche una delle opere più celeberrime di Canova tratto dal mito tramandato nelle Metamorfosi di Apuleio. Viale con questa opera apre una porta tra occidente e oriente e da voce alle donne. Solo Psiche è tatuata con decorazioni tipiche afghane.
La scultura è stata rimossa il 13 dicembre per essere sostituita da Le Tre Grazie.
La scultura, composta da tre figure femminili con un riferimento esplicito sia al mito greco, sia al capolavoro di Canova, ha come oggetto una scena che lo scultore vide alcuni anni fa durante uno dei suoi frequenti viaggi in Maghreb, dove tre donne sedute sotto una pensilina del bus a Ghardaia, città algerina di religione islamica.
Le donne indossano il tradizionale haik femminile, un’ampia e lunga veste bianca che avvolge tutto il corpo, lasciando scoperto soltanto un occhio, pongono l’accento sul tema della libertà negata. Viale crea un cortocircuito visivo e semantico tra i dispositivi di protezione individuale, in particolare le mascherine, alle quali non si era abituati, e la scultura Le Tre Grazie, legando la simbologia del velo e il rapporto con la ritrosia verso il prossimo, specialmente se coperto.
Entrando nella Cattedrale di San Giovanni nella bellissima e spirituale Cappella della Sindone è collocata l’opera Souvenir Pietà. L’artista mette in scena il corpo del Cristo prelevato dalla Pietà Vaticana, strappato dall’abbraccio della Vergine Maria, sospeso a mezz’aria su un basamento in marmo nero.
Solo nella tragedia del suo martirio, il corpo sembra abbandonato a una volontà superiore, accettando il carico di una sofferenza che diviene metafora delle condizioni umane e della salvezza del mondo.
A concludere la mostra nell’Armeria Reale si trova una Lorica, l’invenzione di un’armatura all’antica in marmo rosa, perfettamente indossabile, realizzata sulla base di una scansione tridimensionale ad alta risoluzione del corpo del noto rapper Fedez, che si è prestato a un gioco sul tema dell’eroizzazione del personaggio pubblico.
Comments