Il Borgo medioevale fu creato nel 1884 come Padiglione della sezione di arte antica in occasione dell’Esposizione Generale Italiana tenutasi a Torino nello stesso anno.
Il progetto fu ideato da un incredibile gruppo di intellettuali Piemontesi e di artisti che operarono sotto la guida di Alfredo d’Andrade, architetto, archeologo e pittore portoghese.
Alfredo d’Andrade, dopo i suoi esordi pittorici, nel 1870 comincia ad interessarsi come molti compagni della scuola dei Rivara, ai monumenti del medioevo piemontese e ligure inspirandosi anche al lavoro di Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc. Gli anni di ricerca dedicati a queste espressioni architettoniche fanno sì che il suo interesse diventi una vera e propria attività lavorativa. Nel 1885 venne nominato delegato regio per la tutela del patrimonio artistico del Piemonte, della Valle d’Aosta e della Liguria, che gli permisero di restaurare castelli e chiese tra cui la Sacra di San Michele, simbolo del Piemonte.
La sua figura si affiancò a quella di Boito e Beltrami, i primi iniziatori della teoria e della pratica del restauro in Italia.
La presenza di d’Andrade sulla scena artistica fu dunque importantissima sia sul fronte italiano che su quello portoghese. La città di Lisbona lo invitò ad allestire una mostra di oreficeria e oggetti d’arte portoghesi nel 1881 nel South Kensington Museum di Londra (oggi Victoria & Albert Museum) e l’anno seguente venne chiamato a Torino per collaborare alla organizzazione della mostra sull’arte antica per l’Esposizione Generale d’arte Italiana del 1884.
Nel complesso architettonico del Borgo medioevale del Valentino, evidenti sono i rimandi a Viollet-le-Duc, all’eclettismo e allo stile gotico, nonché la volontà di riportare all’attenzione un patrimonio artistico fino ad allora poco conosciuto e sottovalutato ricostruendo di fatto l’immagine della Regione, guardando ad un periodo storico ben preciso.
La struttura, le parti architettoniche e decorative riproducono edifici del XV secolo presenti in Piemonte e in Valle d’Aosta tardomedievali: il borgo è circondato da mura di difesa ed è sovrastato da una Roccaforte costruiti grazie ad una approfondita conoscenza delle tecniche costruttive e dei materiali antichi, tradizionali di queste due regioni ai piedi delle Alpi.
Il villaggio divenne una sorta di museo della costruzione tradizionale ispirata a numerosi castelli del Piemonte e della Valle d’Aosta ma anche al famosissimo Carcassone, famosa per la ricostruzione ottocentesca della sua cittadella fortificata in stile medievale.
La torre di ingresso al borgo venne poi copiata da quella poi demolita di un castello di Alba, della quale d’Andrade replicò anche l’affresco e il sistema di scale che porta alla sommità.
Superata la porta d’accesso, dopo aver attraversato il ponte levatoio si accedeva ad una piccola piazza attraverso una strada a curva sulle quali si trovavano botteghe costruite in mattoni e legno. Sulla piazza alcuni edifici come la Chiesa presentavano delle vere e proprie scenografie solo in prospetto.
Prese casa Aschieris e la Locanda della Croce Bianca di Bussoleno come modello per alcune abitazioni, mentre per la chiesa del borgo si ispirò alla parrocchiale di San Giovanni ad Avigliana ed alla precettoria di Sant'Antonio di Ranverso. Per le fontane invece, assieme a numerosi altri riferimenti, il modello sono state quelle di Oulx e Salbertrand.
Ma il successo di questa realizzazione fu tale che oltre a non essere stata mai demolita come inizialmente previsto a d’Andrade fu richiesto di costruire anche l’interno della chiesa.
Questo villaggio rappresenta un raro caso di conoscenza filologica impiegata nell’invenzione del passato.
Inoltre l’uso del lavoro manuale per le decorazioni è un rimando alle Art and craft e alle attività artigianali tipiche della città medioevale.
La Rocca è il punto focale del Borgo Medioevale: è l’unico edificio del villaggio inteso per essere visitato al suo interno. Rappresenta una dimora nobiliare completamente arredata: le sue stanze sono ricche di arredi, tessuti e decorazioni.
Sia il Borgo sia la Rocca rappresentano un collage di esempi architettonici e artistici che i membri della commissione andarono a studiare, disegnare e fotografare tra Piemonte e Valle d’Aosta; edifici che in alcuni casi sono stati distrutti della nascente società industriale e dei quali ora, senza queste “copie”, avremmo perso perfino il ricordo.
Nel Borgo grande e varia è l’abbondanza di stemmi araldici: le pareti degli edifici lungo la via maestra del complesso, i muri della rocca, i merli, i capitelli, i mobili, gli accessori: ogni parte dell’apparato decorativo re-inventato da d’Andrade e dagli altri membri della commissione nel 1884 si fregia di stemmi, motti, scudi e elementi araldici.
La scelta non fu politicamente neutra: si scelse il periodo durante il quale la dinastia sabauda cominciava a prendere, pian piano, una posizione di preminenza sugli altri potentati locali (Saluzzo, Monferrato, Challant, Valperga) e, parallelamente, volgeva sempre più l’attenzione al Piemonte e all’Italia.
Questo percorso ideale tocca 40 diverse località, alcuni degli edifici originali scomparirono immediatamente dopo la creazione del borgo.
I visitatori quando entrano non devono dimenticare che il Borgo non è medioevale ma neo-medioevale: non appartiene al passato di vassalli e crociati, ma alla cultura dell’Ottocento che studiò e reinventò l’immagine che noi abbiamo del medioevo.
Il Borgo medioevale non è un falso monumento, il villaggio è stato dichiarato come un’opera originale dell’Ottocento e della cultura che esprimeva.
Il Borgo è una sorta di realtà virtuale nella quale i visitatori del 1884 si calavano completamente: gli edifici che ancora oggi permangono a ricordo di quell’avvenimento erano, allora, abitati da figuranti in costume e, oltre alle botteghe artigianali, i negozi proponevano al pubblico i prodotti alimentari e gli oggetti di vita quotidiana che dovevano innescare nel visitatore un immediato collegamento con l’epoca che si voleva rappresentare.
Per d’Andrade solo una conoscenza approfondita del passato poteva implicare la sua ricostruzione.
Nel dibattito europeo in materia di restauro d’Andrade occupò un ruolo moderato, si indirizzò alla ricerca analitica e filologica, sviluppò teorie ricostruttive seguendo le orme di Viollet-le-Duc e privilegiò la ricognizione storica e la comprensione degli antichi sistemi di lavorazione dei materiali.
Nel Borgo si trova un autentico giardino medioevale al finale del percorso della Rocca. Qui è possibile ammirare tre differenti ambienti dove sono coltivate le più rappresentative piante ornamentali medievali, erbe officinali, ortaggi e piante da frutto.
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