Katsushika Hokusai, uno dei più grandi pittori, disegnatori e incisori del XIX secolo, creò una serie di stampe dedicata al più famoso punto di riferimento geografico del Giappone: il Monte Fuji.
Nella serie Trentasei vedute del Monte Fuji la più famosa e riconosciuta xilografia è La Grande onda di Kanagawa conosciuta anche come la Grande Onda che ha smosso il mondo dell’arte per due secoli e che continua a essere il centro dell’attenzione dell’arte contemporanea, del design e della moda.
Hokusai nacque nel 1760 in Edo “la capitale dell’est” o Tokyo come venne successivamente chiamata nella Restaurazione Meiji. Edo aveva un milione di abitanti, che la rendeva una città più popolosa di Parigi, e anche di Londra che era la città più grande in Occidente.
Edo è anche il nome di un periodo della storia giapponese che va dal 1615 al 1868, quando il Giappone chiuse i suoi confini per proteggersi dalle attività missionarie dei Gesuiti, che erano sentite come una colonizzazione. Questa chiusura portò a un grande periodo di pace sotto lo shogunato Tokugawa. I contatti commerciali erano molto ristretti ed erano permessi con la Cina e con gli Olandesi, quest’ultimi erano confinati nell’isola di Deshima ed era l’unico contatto che avevano con gli occidentali.
La società Edo escludendo i samurai e i daimyos, era costituita dalla classe mercantile con il loro codice di comportamento, un amore per la letteratura popolare, e l’amore umano per la stravaganza e la visibilità che si esprimeva perfettamente nel teatro kabuki (con attori) e bunraku (con burattini).
Nel mondo dell’arte nacque anche un genere chiamato ukiyo-e o “scene del mondo fluttuante” conosciuto dagli occidentali principalmente per le stampe, che catturavano la vita di tutti giorni dipingendo le bellezze femminili, le cortigiane, gli attori del kabuki, i lottatori di sumo, e scene della storia o del folclore.
Quest’arte non aveva connessione con l’elevato cerimoniale reale, idealistico e tradizionale basato sulla tradizione artistica cinese, ma era un’arte di produzione di massa per le persone, venduta agli angoli delle strade per il modico prezzo di due porzioni di noodles.
Era un piacere puramente metropolitano.
Adottando uno stile popolare che era esistito da più di un secolo, Hokusai abbraccio l’immaginario quotidiano, prendendo ispirazione dal locale religione politeista e dalla vita della gente comune vissuta prima della Restaurazione Meiji.
Hokusai produsse 30.000 tra disegni, xilografie, dipinti nella sua vita, un corposo lavoro aiutato sicuramente anche dal fatto che l’artista ha vissuto una lunga vita dal 1760 al 1849, con l’ultima parte da considerarsi la più prolifica della sua carriera.
Hokusai nella prefazione di una delle sue più famose serie, diede una valutazione della sua lunga carriera iniziata dipingendo all’età di sei anni: “quando sono arrivato ai 50 anni, avevo pubblicato innumerevoli disegni, ma nessuno di quello che ho prodotto prima dei 70 anni ha alcun valore. Fino a che non giunsi ai 73 anni incominciai a capire la struttura della natura com’è veramente, la struttura degli animali, piante, uccelli, pesci e insetti. Ma solo quando avrò 80 anni avrò compiuto qualche progresso. A 90 capirò il mistero delle cose; a 100 anni sicuramente avrò raggiunto un livello fenomenale, e quando avrò compiuto 110 anni tutto quello che farò, un punto o una linea, saranno vivi”. Concluse firmandosi Gakyo Rojin, il vecchio uomo pazzo d’arte. Hokusai firmò i suoi lavori con più di 30 nomi diversi. In Giappone cambiare il nome è frequente, ed era spesso collegato ai suoi cambiamenti stilistici e produttivi. Questi sono utili anche per dividere i suoi diversi periodi.
Hokusai significa “studio del Nord” connesso con il Buddismo e il bodhisattva Myoken, una divinità buddista riverita come la deificazione della Stella del Nord, di cui Hokusai era fervido fedele.
Nel 1820 quando arrivò all’età di sessanta, dal momento che rappresenta nel calendario giapponese un intero ciclo di vita, scherzosamente adottò il nome litsu, che significa “di nuovo un altro anno vecchio”.
La sua vitalità, il suo talento per tutte le forme della pittura e del disegno, i suoi scritti come autore popolare, e la sua personale stravaganza, unite alla grande varietà delle sue pubblicazioni e illustrazioni assicurarono grande fama a Hokusai durante la sua vita.
Negli anni trenta dell’Ottocento Hokusai, già settantenne, produsse alcuni dei suoi lavori migliori in alcune serie di stampe con soggetti aventi cascate, ponti, uccelli e storie di fantasmi.
In questo periodo, iniziò la sua famosa serie delle stampe delle Trentasei vedute del Monte Fuji (Fugaku Sanjùrokkei) pubblicizzata nel 1831 dall’editore Nishimuraya Yohachi. Pubblicate ognuna separatamente in blocchi di legno sono continuate oltre alle 36 previste con una aggiunta di altre 10 stampe.
In Giappone era l’editore che prendeva la decisione commerciale su quale fosse il soggetto della serie e l’artista dipendeva anche da altri due artigiani che erano coinvolti nel processo creativo delle xilografie: l’incisore e il tipografo. Il processo xilografico è complesso con diversi passaggi: inizialmente l’artista produce un disegno con inchiostro nero che successivamente passa all’incisore, che come primo passaggio posiziona il disegno sul legno della matrice (quasi sempre di ciliegio) e incide il disegno asportando le parti non disegnate con coltelli e ceselli. Sui bordi della matrice, l’incisore crea delle guide per permettere al tipografo di posizionare correttamente i diversi blocchi di colore. Il blocco che contiene le linee nere è conosciuto come Keyblock ossia quello che contiene gli elementi strutturali del disegno, e veniva utilizzato per fare una copia da mandare all’editore per l’approvazione. Per questioni legali, un’altra copia veniva mandata all’ufficio del censore governativo (fondato alla fine del XVIII secolo) dove veniva posto un timbro ufficiale. Infine un’altra copia veniva mandata all’artista che utilizzando un inchiostro rosso indicava i colori che dovevano essere utilizzati nelle varie aree e che doveva essere poi approvato dall’editore. Dopo questo l’incisore tagliava le varie matrici, un colore per volta, seguendo le direttive ricevute. Il tipografo usando una pressa di bambù, grazie alle sue capacità, ricopriva un ruolo delicato nel calibrare la gradazione dei colori creando effetti sfumati.
Nel 1830 ci fu un boom del turismo locale e gli editori di Edo allargarono i lori interessi in soggetti che includessero le vedute più famose dei paesaggi giapponesi.
Il Fuji è un vulcano ma anche la montagna più alta del Giappone con i suoi 3,776.24 metri, un punto incombente, bianco e severo che uno incontrava avvicinandosi a Edo (Tokyo). Ai suoi piedi passava il Tokaido, una delle vie più importanti del Giappone che collegava Kyoto con Edo. Nessun navigatore per mare o viandante poteva ignorarlo. Alzandosi sopra le nuvole, la montagna sacra era come un sogno degli dei. Dalla sua magica copertura di neve ghiacciata, che copre la perfetta forma a cono della montagna, il Fuji domina il regno e l’anima del Giappone e maestosamente collega il cielo e la terra, il mare e le nuvole.
Il Fuji montagna sacra, è considerata anche immortale nel più antico racconto giapponese Taketori Monogatari -Storia di un tagliatore di bambù, dove alla fine del racconto l’imperatore chiede di bruciare l’elisir di immortalità donatogli dalla Principessa della Luna nel vulcano. Da qui nasce la leggenda che la parola immortalità, 不死 (fushi), divenne il nome della montagna, Monte Fuji.
L’attenzione al Monte Fuji, era anche una personale ossessione di Hokusai, che influenza la sua idea e il suo rapporto con l’immortalità dal momento che voleva raggiungere l’età di 100 anni per vedere lo stato divino della sua arte. Per Hokusai il Monte Fuji era un talismano di immortalità.
La sua idea era che più fosse diventato vecchio più sarebbe diventato un grande artista.
Nella serie delle Trentasei vedute del Monte Fuji, ogni xilografia era dipinta in diverse parti per esempio dalla spiaggia di Shichiri all’isola Tsuda.
Hokusai colse l’infaticabile vita lavorativa della gente comune giapponese presentandola contro il cono della montagna in ogni stagione o sotto ogni condizione di tempo e luce.
Rivelò la montagna com’era piazzando figure ai suoi piedi, persone che corrono, ridono, lavorano o meditano. Il Monte Fuji rimane l’unico elemento costantemente immobile nel mezzo del mondo fluttuante.
Combinando colori brillanti a spettacolari e sperimentali manipolazioni dello spazio, Hokusai creò alcune delle immagini più importanti della storia dell’arte.
Hokusai colse l’influenza dell’arte occidentale e della prospettiva europea intorno ai quarant’anni quando ricevette delle commissioni pittoriche dagli Olandesi.
In questa serie Hokusai non è un inventore ma si potrebbe dire più un traduttore e artefice degli stili occidentali e orientali, rendendo facilmente leggibile la sconosciuta arte giapponese per gli occidentali, utilizzando elementi prospettici e stilistici occidentali e mantenendo importanti elementi e motivi della tecnica tradizionale giapponese.
Sperimentò anche nuove tecniche seguendo l’artista Keisa Eisen che per primo utilizzò un nuovo pigmento sintetico il Blu di Prussia introdotto in Giappone per la prima volta nel 1829.
Questo pigmento ha dei vantaggi sull’indaco e sui petali della commelina tuberosa che precedentemente erano utilizzati per creare il blu. Il Blu di Prussia era più vivo, ha migliori tonalità ed era più resistente allo sbiadimento. Questo colore era particolarmente adatto per esprimere la profondità e la distanza, e la sua popolarità può essere uno dei fattori che ha permesso alla pittura di paesaggio di entrare come soggetto delle stampe dell’ukiyo-e con il termine aizuri-e, termine usato per le xilografie giapponesi che sono interamente o prevalentemente dipinte di blu.
La xilografia più famosa per i Giapponesi nella serie delle Trentasei vedute del Monte Fuji è la seconda della serie dal titolo Giornata limpida col vento del sud o Fuji Rosso (Gaifu kaisei).
È una delle vedute più amate dai Giapponesi del monte Fuji in quanto la montagna è il principale e unico soggetto dipinta all’inizio dell’autunno quando, come sottolinea il titolo, il vento proviene da sud e il cielo è chiaro e il sole crescente può colorare il Fuji di rosso.
L’opera è stata descritta come “una delle più semplici ma allo stesso tempo una delle più rilevanti di tutte le stampe giapponesi”. La semplicità è solo relativa perché nella realtà questo è un lavoro molto rischioso. Hokusai prende il soggetto e lo inserisce al bordo della pagina e per coprire lo spazio vuoto lasciato lo riempie con una foresta verde, le nuvole e la sua firma. Non sono presenti persone, non c’è un primo piano, è presente solamente la montagna con il cielo diviso da bellissime linee. L’intera composizione è bilanciata perfettamente.
Nel Passo di Mishima nella Provincia di Kai (stampa numero 33 Koshu Mishima-goe), un albero gigante è abbracciato da un gruppo di uomini nel loro viaggio verso Edo. L’albero è talmente grande che non sta nella stampa e nello sfondo è possibile vedere il Monte Fuji come un gigante con le nubi. Come disse Hokusai: “queste cose anche appartengono ad un universo la cui armonia non dovremmo mai distruggere” anche il cuore della filosofia shintoista insegna a credere nei kami, l’essenza di spiriti che possono essere presenti in tutte le cose.
Kajikazawa nella Provincia di Kai (stampa numero 32 Koshu Kajikazawa), è considerata uno dei capolavori della serie, particolarmente per le sue prime matrici in aizuri-e che le conferiscono dei colori estremamente freschi, puliti e intensi. In piedi precariamente sulla sporgenza di una roccia, un uomo sta gettando le sue reti nel violento fiume Fuji a Kajikazawa. L’uomo e la natura appaiono fusi insieme.
La stampa è piena di azione, la posizione tesa del corpo dell’uomo imita il movimento delle onde in basso, e la curva è ripresa anche nella roccia nella quale sta insieme al figlio.
La forma triangolare data dalle corde da pesca richiama anche il Monte Fuji che sembra innalzarsi come un guardiano.
L’arte moderna inizia qui ad Edo perché la natura è stata tradotta in una lingua differente in motivi e in un design astratto.
La più riconosciuta opera dell’arte giapponese nel mondo è la prima xilografia della serie di Hokusai intitolata La grande onda di Kanagawa (Kanagawa-oki Nami Ura).
L’immagine raffigura una enorme onda che minaccia tre barche sulla baia di Sagami nella prefettura di Kanagawa con il Monte Fuji coperto di neve che si alza sullo sfondo.
La Grande Onda spesso non è osservata correttamente in quanto nell’arte giapponese sono importanti anche i piccoli dettagli. Molte persone si soffermano solo sull’onda e non vedono che nell’immagine sono presenti 22 marinai.
La lettura della stampa può anche essere differente in quanto gli occidentali leggono da sinistra a destra e i giapponesi da destra a sinistra. Gli occidentali viaggiano con la potenza della grande onda, mentre i giapponesi viaggiano contro l’onda in un modo spaventoso. Ogni singolo elemento è disegnato per ampliarne il dramma. Per esempio la spuma dell’onda è dipinta come degli artigli pronti ad attaccare le loro vittime. I poveri marinai cercano di passare per portare il pesce al mercato del pesce di Edo. Loro sanno che affronteranno un viaggio complicato ma lo statico Fuji nel dramma è lì per proteggerli.
Belli sono anche i piccoli dettagli come le gocce dell’onda che in cima al monte Fuji sembrano cadere come fiocchi di neve, tradizionalmente la punta del Fuji è sempre coperta di neve per tutto l’anno.
Questo bilanciamento tra la parte umana e divina è possibile per la soggettiva passione di Hokusai che porta questo soggetto ad essere risaltato completamente nella sua passione delle forme.
Hokusai fu uno dei primi a dipingere il paesaggio nell’ukiyo-e. Usando i colori audaci e brillanti della stampa, ha avuto successo nel trasformare l’immagine dell’ukiyo-e, un’arte di pura seduzione con le sue scene di moda urbana e di fantasia, apportando la tradizione contemplativa pittorica e piazzando il modo di Edo nel mezzo.
Le sue stampe erano la rivelazione della spiritualità immersa nella natura, un antidoto contro il materialismo della moderna vita cittadina.
Le stampe furono esportate a una società occidentale severamente bisognosa di quella rivelazione.
Con la riapertura del Giappone nel 1854, le stampe erano avidamente collezionate da un gruppo di artisti che erano nell’avanguardia delle proprie rivoluzioni artistiche.
L’arte moderna come l’arte giapponese è brillantemente colorata. Si rompono le regole della vecchia prospettiva con nuove concezioni di spazio e ripensamento del dualismo città campagna come nelle stampe giapponesi.
Monet collezionò 231 stampe giapponesi. L’arte giapponese introdusse gli impressionisti alla infinita possibilità delle serie come nel caso di Monet. Soggetti dipinti in differenti spazi di tempo e di luce.
Per Simon Schama, Monet trovò il suo sacro monte Fuji nella serie della Cattedrale di Rouen “dove dipinge il colore del tempo”. Nelle pietre della Cattedrale, Monet ha dato l’immateriale visione della luce e dell’aria.
Vincent Van Gogh, un grande ammiratore di Hokusai, lodò la qualità del disegno e l’uso delle linee della Grande Onda, e disse che ebbe un terribile impatto emotivo su di lui. Van Gogh voleva vedere il sud della Francia con occhi giapponesi ed era ossessionato di portare il paradiso sulla terra e di dipingerlo.
Notte stellata sul Rodano, è un dipinto cosmico sulla Trinità: terra, acqua e cielo sono tutti fusi insieme.
Come le stampe aizuri-e tutto il dipinto è sui toni del blu. La luce nel dipinto è data dai colori gialli delle lampade a gas, dal loro riflesso sull’acqua e dall’ Orsa maggiore nel cielo.
Tutta la composizione è permeata da vibrante energia che però dà il senso di una scena calma; le uniche figure presenti sono una coppia di innamorati.
La natura è stata il punto di partenza di Van Gogh nella sua arte. Era lo stesso per gli artisti giapponesi e questo Van Gogh l’aveva colto pienamente e allo stesso tempo le stampe giapponesi gli hanno offerto quell’aiuto per modernizzare la sua arte.
Questa è stata la rivelazione dell’arte moderna.
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