Quest’anno ricorrono i 250 dalla morte di Giovan Battista Tiepolo e la città di Milano per la prima volta ospita una mostra monografica dell’artista intitolata “Tiepolo Venezia, Milano e L’Europa” presso Gallerie d’Italia.
Giovan Battista Tiepolo senza alcun dubbio fu l’esponente più importante del Settecento italiano, conteso dalle corti Europee ed esportatore dello stile veneziano in Germania e Spagna.
Per studiare Tiepolo voglio analizzare alcune sue opere conservate nei musei inglesi.
Tiepolo non è un pittore museale, e questo è dovuto al fatto che non è un pittore di tele ma di affreschi e per vedere le sue opere bisogna visitare le ville in Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Germania e Spagna. Poche sono le sue opere soprattutto nei musei stranieri e questo ne ha limitato la sua importanza e fama ma recentemente una sua opera è stata venduta a New York dalla casa d’asta Sotheby’s, la Madonna del Rosario con Angeli, battendo un record di 17.3 milioni di dollari dovuto soprattutto per la rarità di trovare opere di Tiepolo sul mercato privato.
Tiepolo forse si può definire il punto più alto di quella rivoluzione pittorica avvenuta a metà degli anni 30 del 600 che divise la pittura del reale dal bello ideale.
Tutto iniziò con la immensa rivoluzione pittorica di Caravaggio che aveva portato la pittura ad affrontare la cruda realtà senza filtri ne abbellimenti. Alla morte del Caravaggio, molti detrattori e critici avevano accusato la sua pittura di essere moralmente eretica e peccaminosa e per questo critici come Giovan Pietro Bellori auspicavano un ritorno a quel bello ideale incarnato nella pittura di Raffaello. A Roma negli anni 30 del 600 pittori come Guido Reni, Guercino, Lanfranco, Domenichino, Pietro da Cortona e Bernini formarono un linguaggio nuovo aulico, solenne con divinità, madonne, santi in una pittura chiara senza l’ombra del male. Unica eccezione fu Mattia Preti che integrò il realismo di Caravaggio alla nuova forma pittorica e in parte anche i pittori veneti come Sebastiano Ricci o Tiepolo che guardarono indietro non a Raffaello ma ai pittori che resero grande la Serenissima: Tiziano, Veronese e Tintoretto.
La Venezia del 700 aveva ormai perso tutto il suo potere politico ed economico ma non volendo ammettere la sua inarrestabile decadenza fingeva di essere ancora tra le grandi sfruttando la sua bellezza architettonica, la bellezza delle sue cortigiane, il gioco d’azzardo e diventando una meta centrale del Grand Tour europeo.
Luogo di feste eleganti e mondane venne esaltata per la sua Bellezza dal Tiepolo e dal Canaletto in ambiti differenti. Il primo decorando i palazzi della nuova società e le chiese ne fa un grandioso scenario per i protagonisti dei miti e della religione che attualizzati diventano vivi e tangibili. Il secondo con il vedutismo esalta l’architettura di Venezia, creando dei paesaggi ricordo molto amati soprattutto dagli inglesi.
Venezia era anche un grandissimo palcoscenico l’ormai famoso Carnevale di Venezia si festeggiava per sei mesi consecutivi e la commedia dell’arte era diventata famosa in tutta Europa con la figura di Pulcinella che fu molto cara al Tiepolo.
Tiepolo, grazie a tutte queste influenze, iniziò fin da giovane a elaborare con la sua libertà inventiva, temi mitologici, storici e letterari, messi in opera con una straordinaria capacità di orchestrazione, di personale interpretazione e velocità di esecuzione, virtù che determinano il suo successo in Europa come straordinario narratore al servizio dell’esaltazione dei committenti.
Lo storico dell’arte Antonio Mariuz descrisse in questo modo l’opera di Tiepolo: “Tiepolo ha dipinto un mondo, un mondo in cui trovano posto Mitologia, Allegoria, Religione che proprio allora venivano attaccate dal pensiero critico dell’Illuminismo, dal razionalismo dominante, egli si è avvalso di quel repertorio ormai frusto, usurato, vecchio per affermare come per sfida i diritti della fantasia”.
Lo stile di Paolo Veronese delle ville dell’entroterra veneto è un punto fondamentale per l’arte di Tiepolo che ne riprende i colori, la monumentalità, le architetture e soprattutto i temi dei banchetti come nell’opera conservata alla National Gallery intitolata Il banchetto di Cleopatra.
Questo tema del banchetto di Cleopatra è ripreso diverse volte dal Tiepolo come nei bellissimi e famosissimi affreschi di Palazzo Labia a Venezia, ultimati nel 1746. Questo piccolo bozzetto deve essere stato realizzato nello stesso periodo probabilmente dopo il 1743 quando tornò a Venezia, Francesco Algarotti che lavora per il re di Sassonia Augusto III con il compito di acquisire opere per la già leggendaria galleria di Dresda. Ovviamente Algarotti contattò il pittore più famoso a Venezia il Tiepolo ed entrambi concordarono sul tema del banchetto di Cleopatra molto in voga tra i mercanti Veneziani per il suo Tema della Ricchezza.
Questo episodio è tratto dalla Naturalis historia di Plinio e racconta un episodio particolare dove la protagonista è una perla. Cleopatra ospitando Marco Antonio volle sfidarlo nell’organizzare il banchetto più ricco, lussuoso e caro. L’episodio coglie il momento in cui Cleopatra si toglie un orecchino di perla e sta per metterla in un bicchiere con dell’aceto, dove la perla si scioglierà e lei la berrà.
La scena è ambientata in un paesaggio classicheggiante probabilmente realizzato dal suo collaboratore quadraturista Girolamo Mengozzi Colonna che creava questi palcoscenici per i personaggi del Tiepolo.
A contrastare la classicità architettonica ci sono i ricchi abiti, a eccezione per quello di Marco Antonio, che sono alla moda dell’epoca per annullare la distanza temporale di chi li guardava.
Ci sono alcune particolarità nel bozzetto: il volto di Cleopatra è quello di Maria Cecilia Guardi moglie di Tiepolo e sorella dei pittori Francesco, Gianantonio e Nicolò Guardi; l’uso del cinabro per i personaggi romani e il giallo per i servi, le espressioni di attesa nei volti dei servi e la tensione dei gesti dell’uomo che trattiene il cavallo, del cane e del nano di corte che molesta il piccolo cagnolino sulla destra.
Questo piccolo bozzetto è disegnato con linee sciolte e frementi tipiche della velocità di esecuzione del Tiepolo e presenta anche tutte le caratteristiche della delicatezza di colori e toni e l’atmosferica luce tipica dei suoi affreschi.
La National Gallery conserva anche un grande ovale lungo più di 3 metri che rappresenta un Allegoria di Venere e Tempo fu commissionato per decorare una delle sale del palazzo dei Contarini, probabilmente nel 1753.
In alto si vedono due colombe che si baciano e le tre Grazie che lasciano cadere fiori. In centro la bellissima Venere sporge un bambino nelle braccia di Tempo, mentre in basso cupido stringe le sue frecce d’amore. L’intera composizione dovrebbe esaltare la nascita di un erede, il bambino raffigurato molto dettagliamene probabilmente è un reale ritratto che viene trasformato in una divinità.
La dea riccamente ingioiellata è circondata da drappeggi rosa, bianchi e gialli scelti in tono con la sua carnagione etera. Il colore delle tre Grazie si mescola strettamente a quello delle nuvole come se si dissolvessero nella luce. Il dipinto rimase nel Palazzo Contarini fino al 1855.
Dal 1876 fu installato a Bute House in Londra, la dimora del banchiere Henry Louis Bischoffsheim, che successivamente divenne l’ambasciata egiziana. L’opera fu rimossa e restaurata dalla National Gallery prima di essere acquisita nel 1969.
Tiepolo amava raccontare anche storie meno note come quella narrata nella Genesi di Giuseppe che riceve l’anello del Faraone conservato alla Dulwich Gallery.
Giuseppe era stato venduto come schiavo dai fratelli e portato in Egitto e li fu successivamente ingiustamente incarcerato. In carcere mostra i suoi poteri di interpretare i sogni e questo giunse al Faraone che lo volle incontrare. Giuseppe interpretò i sogni del faraone annunciando la futura carestia.
Il dipinto raffigura il momento del ringraziamento del Faraone che chiama al suo cospetto Giuseppe vestendolo elegantemente, donandogli una catena d’oro e cedendogli il suo anello d’oro.
I colori e i costumi richiamano Veronese come anche scene dell’Antico Testamento di Rembrandt.
Il formato orizzontale dell’opera con le figure a mezzo busto è una eccezione nelle opere di Tiepolo e richiama opere del Guercino. Alcuni studiosi hanno segnalato nell’opera che il secondo trombettista dovrebbe probabilmente essere lo stesso Tiepolo.
Nella National Gallery è anche conservato il bozzetto La Visione della Trinità, una delle prime opere di Tiepolo in Germania infatti l’opera finita doveva decorare una delle Cappelle del Palazzo di Nymphenburg, fuori Monaco di Baviera nel 1735.
L’opera fu probabilmente commissionata dall’Arcivescovo-Elettore di Colonia, Clemente Augusto, che spiega la presenza nel quadro di San Clemente vestito con le sue vesti Papali, forse anche un omaggio indiretto al Papa dell’epoca che era Clemente XII. Il santo è immerso in un interno architettonico classicheggiante ed ha lo sguardo diretto verso l’alto dove appaiono seduti su una nube Cristo, Dio Padre e la Colomba. Tutta la scena è piena di serafini, cherubini ma attirano l’attenzione soprattutto i bellissimi angeli vestiti con ricchi e preziosi drappeggi.
Tiepolo era celebrato per il suo uso della luce e dei colori. In quest’opera gioca con i colori primari: il rosso del tappeto, il giallo oro del manto di San Clemente e il blu accesso del drappeggio dell’angelo. Questi segnano la parte terrena, sacra e celestiale del dipinto.
Nel Ashmolean Museum di Oxford è conservata un’opera curiosa di Tiepolo Giovane con pappagallo.
Il tema della donna con un pappagallo era popolare nel XVIII secolo, usualmente simbolo di lussuria, lassismo e tema esotico. Quest’opera probabilmente fu creata per l’Imperatrice di Russia Elisabetta Petrovna ed è stato ipotizzato che la modella sia una delle figlie del Tiepolo.
L’esuberante e raggiante figura di questo dipinto non dissolve la carica visuale del Tiepolo, eccezionale colorista, che crea con poche e decise pennellate uno straordinario pezzo virtuosistico nella figura del pappagallo rosso fiammante, brioso e perfido contrapposto alla pallida e diafana donna.
Queste opere di capriccio erano una evasione dai lavori di grande impegno e furono proseguite anche dai figli Giandomenico e Lorenzo anche loro pittori.
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