La Rivoluzione Industriale segnò un punto fondamentale nella Storia dell’umanità influenzando tutti gli aspetti della vita quotidiana.
L’epoca Vittoriana era affascinata dalla scienza e dal progresso. Si riteneva che nello stesso modo in cui era avanzata la tecnologia così si potesse migliorare la società.
Il maggior sviluppo del XIX secolo fu il rapido avanzamento della scienza e della tecnologia specialmente nell’uso di macchine che svolgevano il lavoro precedentemente fatto a mano dall’uomo.
I motori a vapore sostituirono le vele, le macchine sostituirono il lavoro manuale e le riforme politiche e sociali trasformarono la società.
Questi cambi tecnologici provocarono un’esponenziale crescita nello sfruttamento delle risorse naturali e la produzione di beni di massa.
La gente incominciò a pensare e a parlare della modernità come di qualcosa di radicalmente distinto dal passato e a pensare al tempo in un nuovo modo, un senso del tempo precedentemente scandito dalla natura fu gradualmente sostituito dalla misurazione tecnica di un orologio.
Una misurazione temporale che fu naturale, ciclica, variabile localmente e imprecisa lasciò spazio a una che era meccanica, lineare, uniforme e scientificamente misurabile.
Molti artisti ignorarono questi cambiamenti economici e sociali ma uno che cavalcò la modernità della Rivoluzione industriale fu Turner che catturò questo nuovo mondo nelle sue opere tra gli anni 30 e 40 dell’Ottocento.
Nessuna immagine può cogliere nel modo migliore la mania per la velocità ed i treni tipica dell’epoca Vittoriana come l’opera Pioggia, vapore e velocità dipinta da William Turner nel 1844 e conservata alla National Gallery di Londra.
Turner anticipando i fratelli Lumière proietta un treno contro il visitatore con una velocità tale che pare voglia uscire dalla tela: a creare questa sensazione di dinamismo concorrono il taglio obliquo del ponte, la sua prospettiva e l'angolazione non frontale di ripresa.
Il ponte è il Viadotto di Maidenhead costruito da Isambard Kingdom Brunel per la tratta ferroviaria della Great Western line che collega Londra a Bristol e la zona di Exeter nella parte occidentale dell’Inghilterra.
L’unico elemento a fuoco nel dipinto è il motore del treno con la sua ciminiera simbolo dell’era del vapore e della velocità. Per rappresentare appunto la velocità Turner inserisce nel quadro a sinistra sul fiume una barca e a destra appena visibile un uomo con due cavalli che muovono un aratro.
Entrambi sono il simbolo di attività lente e non meccaniche. La prima parte del titolo dell’opera richiama la pioggia che si mescola all’acqua del fiume e al cielo in un turbinio astratto. Per alcuni critici questa fu la fine della vecchia arte e l’inizio della modernità. Una modernità che fu accolta ambiguamente nell’epoca vittoriana con chi esaltava la forza del progresso e chi temeva fortemente i cambi nella società e nel paesaggio.
Turner pittore romantico in questo quadro inserì l’estetica del sublime come dichiarò J. Clay egli riuscì a: “trasferire i temi del sublime nel campo della tecnica, dipingendo la fusione del valore industriale con i fenomeni atmosferici della pioggia e della nebbia e associandoli a un nuovo parametro: la velocità”.
La linea ferroviaria trasformò il paesaggio inglese catturando l’immaginazione degli artisti e degli scrittori.
Dai paesaggi romantici con rovine dove si rappresentava il sublime e la maestosità della natura si passò a paesaggi industriali. Questo è avvenuto velocemente in Galles e città come Merthyr Tydfil, la capitale del ferro, divennero più importanti di Cardiff o Swansea.
Questa fu anche la città di nascita di uno dei più importanti artisti del XIX secolo, Penry Williams.
Williams, figlio di un muratore e decoratore, fin dalla tenera età dimostrò le sue incredibili capacità artistiche e fu notato dai due proprietari delle ferriere William Crawshay e John Guest che pagarono i suoi studi artistici nella Royal Academy di Londra.
I suoi paesaggi industriali, molti realizzati per il suo mecenate Crawshay, sono atmosferici e realistici, ma allo stesso tempo erano permeati da una bellezza architettonica che mostravano le sue abilità e qualità ricevute nella sua educazione artistica. Il paesaggio più bello è un acquarello intitolato L’interno della ferriera di Cyfarthfa di notte, 1825.
Williams in questo squisito acquerello rappresenta l’interno della ferriera con il soffitto che ricorda quasi una cattedrale con i suoi anelli in ferro e i lavoratori drammaticamente illuminati dalla luce dei forni.
Il committente William Crawshay è riconoscibile dal suo castello Cyfarthfa Castle nell’oscurità a destra. In un’altra opera Il paesaggio industriale del Sud del Galles (1827) raffigura queste gigantesche strutture che dominavano il paesaggio con alte e fumose ciminiere ma sempre creando un’eleganza e una integrazione ben studiata con il paesaggio.
Queste opere non mostravano la ricchezza del proprietario ma il suo orgoglio.
Nelle opere di Williams non sono solo importanti le maestose strutture industriali che rendevano orgoglioso il suo proprietario ma si caratterizzano per la raffigurazione degli operai e lavoratori. Essendo cresciuto nella capitale del ferro lui raffigurava persone che conosceva personalmente, riportando accuratamente scene che aveva visto dal vivo e documentando il duro lavoro industriale.
I lavoratori industriali iniziarono ad essere visibili nelle opere artistiche.
Henry Hawkins dipinse nel 1832 Le cave di ardesia di Penrhyn, una delle più grandi al mondo che in epoca vittoriana divenne una popolare attrazione turistica, visitata anche dalla tredicenne Principessa Vittoria.
Questa fu considerata una meraviglia dell’uomo per le grandi dimensioni della cava e si può vedere dal dipinto l’immensa manodopera umana caratterizzata dal numero degli scavatori dipinti.
Per alcuni questo dipinto simboleggia l’ascesa del capitalismo e della Rivoluzione Industriale anche se il lavoro qui non è svolto da macchine ma dal duro lavoro manuale per simboleggiare la produzione di massa.
Questo viene ripreso anche in opere di artisti delle nuove generazioni come il pittore polacco Joseph Herman o l’inglese Stanley Spencer.
Joseph Herman si trasferì in Galles nel 1944 nel villaggio di minatori di Ystradgynlais dove dipinse il duro lavoro dei minatori e la loro vita nel villaggio come nell’opera Minatori cantanti (1950-51 nel Museo Nazionale del Galles, Museo Nazionale di Cardiff).
Stanley Spencer nelle sue serie sui costruttori navali dell’area scozzese del fiume Clyde (1940-41) mostra il duro lavoro dei carpentieri metallici e dei saldatori nelle due serie Burners e Welders.
Le opere di Spencer mostrano la sua fascinazione e interesse per i macchinari da cantiere e l’abilità dei lavoratori nel manipolarli.
Il paesaggio industriale ormai caratterizza gran parte delle città inglesi in propri distretti industriali ed uno dei pittori più famosi per questo soggetto fu Laurence Stephen Lowry. Il suo marchio distintivo sono i paesaggi industriali popolati da minuscole figure umane. Il suo interesse industriale iniziò nel 1909 quando si trasferì con la famiglia a Pendlebury come lo stesso autore descrisse il luogo e la sua fascinazione nel dipingerlo: “all’inizio non mi piaceva, e dopo un anno mi sono abituato ad esso e dopo sono stato assorbito da esso e infine mi infatuai. Poi iniziai a pensare se nessuno l’avesse mai fatto. Seriamente mi sembrava a quel tempo un bellissimo soggetto industriale. E non mi sembrava all’epoca che nessuno l’avesse fatto”.
Opere come The Mill Gates (1928) e Industrial Panorama (1953) mostrano alcune caratteristiche tipiche della sua arte come gli sfondi neutri grigi o ocra e i colori pastello per raffigurare le persone o i fumi delle ciminiere.
Lowry da pittore contemporaneo voleva far vedere il risultato della rivoluzione industriale nelle sue opere: “ho visto una scena industriale e fui colpito da questa scena. Ho cercato di dipingerla tutto il tempo. Ho provato a dipingere la scena industriale al meglio che potessi. Non è stato facile.”
Lowry per il suo uso stilizzato delle figure che non hanno mai ombre e la completa assenza di effetti climatici nei suoi paesaggi ha portato molti critici a definirlo un pittore naif o “della domenica”.
Senza le sue opere la Gran Bretagna non avrebbe avuto documentata in pittura l’esperienza e la vita della classe operaia del XX secolo.
Un altro pittore inglese contemporaneo Roger Wagner portò il paesaggio industriale su un altro livello metafisico e religioso.
Nel suo viaggio regolare da pendolare tra Oxford e Londra l’incombente presenza della centrale elettrica Didcot colpì fortemente la sua immaginazione. Un giorno vide del fumo uscire dalle sei torri di raffreddamento e da un’alta ciminiera della centrale elettrica e un’idea incominciò a formarsi. Questo gli richiamò alla mente la Menorah, lampada ad olio a sette bracci dei Templi ebrei che simbolizza la presenza di Dio.
Così nel 1989 nacque l’opera Surely He Has Born Our Griefs (Sicuramente Lui è nato dai nostri dolori); la scena è una deposizione con il corpo di Cristo deposto circondato da persone in lutto vestiti con le camicie di concentramento e la stella gialla di David.
Alle loro spalle ci sono le tre croci e le ciminiere che rievocano Auschwitz. In questa luce apocalittica due persone cercano il conforto umano in un abbraccio.
La scena desolante di Wagner inserisce in un contesto contemporaneo come una stazione elettrica un indimenticabile dolore di due diverse religioni cercando di creare un’unità simbolica tra l’Olocausto e la Crocifissione unite dal dolore umano.
Le sue opere sono eseguite con una netta cura nei dettagli e altissima qualità e richiamano l’arte rinascimentale e metafisica italiana. Nel XXI secolo le sue opere parlano direttamente con noi riguardo a soggetti che l’arte contemporanea largamente ignora: la bellezza, la nostra relazione con Dio e la fraterna umanità.
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