L’arte gallese ha una ricca tradizione che va dall’arte preistorica fino a quella contemporanea e che aspetta solo di essere scoperta.
Vorrei concentrare la mia attenzione sull’arte medioevale e rinascimentale gallese.
L’arte medioevale gallese vanta una vibrante cultura artistica, finanziata da una rete di diversi signori locali e dalle loro corti.
L’ultimo nativo Principe di Galles fu ucciso da soldati inglesi nel 1282. Nonostante alcune rivolte, il Galles non ottenne mai più la sua indipendenza.
Il re inglese Edoardo I costruì impressionanti castelli di pietra come segno della sua conquista del Galles, e coronò la sua conquista dando il titolo di Principe di Galles a suo figlio e agli eredi nel 1301.
Il Galles divenne effettivamente parte dell’Inghilterra, anche se la sua popolazione parlava una lingua propria e aveva una diversa cultura.
Nella distruzione della guerra, un numero ingente di arte locale fu distrutta, ma quando ritornò una stabilità nella regione ci fu una nuova alba per l’arte in Galles.
L’arte medioevale era prodotta in diversi materiali, e sono sopravvissuti in maggior parte lavori scultorei, manoscritti miniati, vetrate, lavori in ferro e mosaici, rispetto agli affreschi, a materiali preziosi utilizzati nell’oreficeria e nei tessuti come gli arazzi.
La stragrande maggioranza di arte sopravvissuta è di soggetto religioso.
Le chiese erano un importante centro per le comunità ed erano ampiamente affrescate e decorate. Per questo erano definite “la Bibbia dei poveri”, perché le decorazioni avevano lo scopo di insegnare la Bibbia alla maggioranza della popolazione illetterata.
Uno dei capolavori medioevali è un’impressionante scultura in legno di quercia rappresentante l’albero di Jesse nella chiesa di St. Mary, a Abergavenny, vicino al confine inglese.
Sculture medioevali e dipinti erano spesso estremamente vigorosi, espressivi e molto innovative in termini di iconografia specialmente quella dell’Antico Testamento con la famosa storia dell’albero di Jesse.
L’albero di Jesse è stato realizzato con qualsiasi medium in arte, perché l’albero era un simbolo della genealogia di Cristo partendo da Jesse, padre del re Davide.
L’ispirazione per il soggetto viene dalla profezia di Isaia (Capitolo 11, verso 1): “Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici”.
La scultura dell’albero di Jesse fu scolpita alla fine del XV secolo da un singolo tronco di quercia di enormi dimensioni, con un tronco che emerge dal fianco di Jesse che è stato ad un certo punto tagliato brutalmente, riducendo la scultura a una frazione delle dimensioni originali.
La scultura è squisitamente ricercata nel suo livello artigianale e nei dettagli.
La fisionomia umana è realizzata realisticamente nei singolari ciuffi della barba tutti provenienti dallo stesso pezzo di legno, con enorme delicatezza.
Originariamente tutta la scultura era colorata e alcuni colori sono ancora visibili nelle pieghe del panneggio. La figura di Jesse sdraiato è maestosa nella sua santità ma allo stesso tempo trasmette un senso di pace. Non conosciamo chi ha creato o commissionato l’opera perché non sono sopravvissuti i documenti della chiesa di
St Mary di questo periodo.
La vittoria di Enrico VII Tudor a Bosworth in 1485, grandemente celebrata in Galles, potrebbe essere stata l’ispirazione per commissionare l’albero di Jesse, specialmente perché sostenitori della dinastia Tudor nel Nord del Galles commissionarono vetrate con il tema di Jesse nelle chiese di St Bridget a Diserth, St Dyfnog a Llanrhaeadr e All Saints a Gresford, dove Thomas Stanley, Conte di Derby, patrigno di Enrico VII, commissionò la creazione di una vetrata, nel 1498, con il tema di Jesse.
Due sono i motivi per queste commissioni: enfatizzare la devozione del donatore e il suo lignaggio.
Carol Gavin, che restaurò la statua nel 1993, suggerì che ci vuole più di un anno per stagionare tre centimetri di legno di quercia. La scultura per essere installata alla fine del XV secolo, intorno 1495, deve essere stata scolpita nel 1487, due anni dopo Bosworth e un anno dopo Jasper Tudor fu nominato Signore di Abergavenny.
Jasper zio del re Enrico VII d’Inghilterra ma con origini gallesi è suggerito essere il committente della scultura di Jesse.
L’albero di Jesse di Abergavenny sopravvisse all’iconoclastia della Riforma Anglicana come la vetrata di Jesse a Llanrhaeadr che fu rimossa dalla comunità per sicurezza nel 1645, al tempo della guerra civile, e ricollocata nel 1661.
L’artista che creò la vetrata di Jesse di Llanrhaeadr è sconosciuto, ma la data dell’opera, 1533, è visibile al fondo della quinta finestrella.
La rappresentazione grafica della vetrata policroma è l’albero genealogico che parte da Jesse e arriva alla Vergine Maria con il Bambin Gesù. I 23 personaggi ricordano le carte da gioco, che presero forma nello stesso periodo che fu creata la vetrata.
Questa è una delle migliori vetrate policrome del Galles, ed è particolarmente importante perché è una delle più complete. Una cosa che è eccezionale di questa vetrata è la qualità nella realizzazione dei volti con un realismo e una caratterizzazione dei personaggi.
Le vetrate di questa dimensione erano realizzate in studio e tutti i vetri probabilmente erano posti dentro a dei pannelli e questi venivano portati nella chiesa con un carro con grande attenzione e venivano infine assemblati in loco.
Poche vetrate medioevali sono sopravvissute in Galles. Tra il XVI e XVII secolo vi era un certo movimento di iconoclastia, e vetrate come questa erano offensive per i riformatori Protestanti che non volevano vedere scene bibliche sulle vetrate e per questo le distruggevano.
Molti romanzi medievali raccontano delle meravigliose avventure cavalleresche dove un eroico cavaliere, spesso con abilità sopranaturali, che seguiva strettamente il codice cavalleresco di onore e rispetto, partiva alla ricerca di qualcosa e combatteva e sconfiggeva mostri e giganti, cosi da vincere i favori di una dama.
Una delle leggende più famose è quella di San Giorgio e il drago, che fu una figura accattivante durante le crociate del XI e XIII secolo che comportò un accrescimento nella popolarità del santo.
Nella chiesa di St Cadoc nel villaggio di Llancarfan, nella valle di Glamorgan fu riscoperto nel 2008 un incredibile affresco del XV secolo che è stato coperto per secoli da una ventina di strati di calce. Il soggetto principale è San Giorgio a cavallo che attacca il drago con la Vergine Maria che lo benedice nella sua impresa e dall’altra parte la Principessa, offerta al drago, e tra le mura o le torri della città di Lacia (Lasia) il Re e la Regina spettatori del miracolo.
San Giorgio e il drago è uno dei migliori affreschi del suo genere in Gran Bretagna e forse in Europa, ma ci sono più sorprese nella chiesa come il meraviglioso e raro “Morte e il Gentiluomo”, accoppiati ai Sette Peccati capitali in buona conservazione e sul muro opposto le Sette opere di Misericordia, benché non in ottimo stato di conservazione certamente meritano di essere viste.
Questo era un affresco didattico per la comunità. Gli affreschi probabilmente sono del tardo XV secolo tra il 1480 e il 1490, datato per la moda presente nei costumi dei personaggi delle storie e fu pagato probabilmente da qualche membro della comunità dal momento che ci sono due stemmi appartenenti a personaggi influenti nella comunità.
Nel passaggio tra il Medioevo e il Rinascimento, l’arte non celebra solo più la Gloria di Dio ma anche la gloria dell’uomo. L’arte gallese non era influenzata dall’arte inglese ma era più aperta verso le influenze alla moda d’Europa.
Un’opera straordinaria della gloria di un uomo è il Trittico Donne di Hans Memling.
Memling pittore tedesco insediatosi e attivo a Bruges, era il pittore più alla moda con clienti che includevano borghesi (banchieri, mercanti e politici), aristocratici e religiosi, amato soprattutto dagli Italiani: Genovesi, Veneziani e i Fiorentini con i rappresentanti del banco dei Medici.
Bruges in quel tempo era una città multiculturale, molto ricca con i suoi commerci e le banche e una delle capitali della corte del Ducato di Borgogna, signori dei Paesi Bassi borgognoni.
John Donne (1420 ca -gennaio 1503) fu un cortigiano gallese, diplomatico e soldato, una figura di rilievo nella fazione degli York (nella guerra delle due rose). Donne fu diverse volte a Bruges: per celebrare lo stravagante matrimonio nel 1468 di Carlo il Temerario con Margherita di York, sorella di Edoardo IV e probabilmente accompagnò Edoardo IV nel suo esilio a Bruges nel 1470-71.
Il Trittico di Donne di Hans Memling, adesso alla National Gallery, probabilmente fu dipinto nel 1478, quando fu nominato ambasciatore inglese in Borgogna. Confrontando questo trittico con dipinti di Memling del fiorentino Tommaso di Folco Portinari, direttore del banco mediceo di Bruges e ambasciatore fiorentino a Bruges, e della moglie Maria Portinari è possibile scorgere diverse similarità.
La prima, il colore nero dei vestiti era il colore della corte borgognona, la seconda lo stesso taglio maschile dei capelli che era di moda alla corte borgognona e la terza le due donne sono vestite alla moda fiamminga della fine del XV secolo e indossano il lungo e nero Hennin (copricapo a cono allungato) con un velo trasparente e un elaborata e preziosa collana gioiello.
Entrambi Donne e Portinari vestono alla moda fiamminga dei membri della corte borgognona, desiderosi di mostrare il loro nuovo status di ambasciatori a Bruges.
Nel Trittico Donne di Memling, John Donne è inginocchiato di fianco alla Vergine con il Bambino e agli angeli musici nel pannello centrale, rivolgendo lo sguardo a sua moglie Elizabeth Hastings e una delle sue figlie.
Donne è dipinto con una incredibile vitalità e realismo. Sicuramente Memling l’ha visto di persona e probabilmente l’ha dipinto dal vivo.
Lui e la moglie sono stati introdotti alla Vergine da Santa Caterina d’Alessandria e Santa Barbara. Entrambe le sante hanno i loro attributi del martirio, la ruota e la torre, inseriti nel paesaggio retrostante.
La scena si svolge sotto un portico aperto a un paesaggio che non ricorda la pianura intorno a Bruges ma il paesaggio collinare di origine della famiglia Donne a Kidwelly.
Nelle ante laterali sono rappresentati Santi protettori di Donne, Giovanni Battista e Giovanni Evangelista con un uomo sconosciuto che probabilmente è l’autoritratto di Hans Memling.
Sul retro delle ante laterali a grisailles sono dipinti San Cristoforo e Sant’Antonio Abate.
Memling come artista era ammirato per le sue innovazioni: il paesaggio naturalistico, la posa di tre quarti, le mani in primo piano e l’abilità di cogliere la psicologia della persona da lui ritratta.
In Gran Bretagna non si era visto niente del genere prima di allora. Fu la commissione di una persona veramente importante che ha avuto un ruolo centrale nella corte inglese. Infatti Donne e sua moglie sono seppelliti con i reali nella cappella di San Giorgio nel castello di Windsor.
Sempre più individui prendono un posto centrale nell’arte del Rinascimento.
L’uomo rinascimentale era un soldato, uno studioso, un diplomatico, un viaggiatore, uno storico, un musicista e un poeta, e nessuno può rappresentare meglio quest’ideale del gallese Edward Herbert, primo Barone Hebert di Cherbury.
Vivendo in un ambiente di corte nel quale grandi poteri potevano essere ottenuti con relazioni personali, Lord Herbert capì che le più grandi ricompense arrivano per quei pochi talenti che potevano presentare sé stessi e i loro pregi con grande abilità ed eleganza.
I suoi ritratti promuovono diversi aspetti della sua personalità e dei suoi successi e giocarono un ruolo importante nella sua avanzata da figlio di un nobile di campagna a politico internazionale.
Dal suo primo ritratto che lo raffigura come giovane bello e galantuomo a corte con i vestiti ufficiali e l’ordine cavalleresco al ritratto come eroe divino dipinto da William Larkins come ricordo dell’evento del 1609, quando Herbert salvò Sir Thomas Lucy da un naufragio in mare.
Tra tutti questi ritratti c’è la miniatura dell’artista di corte Isaac Oliver, che cercò di catturare i molti strati del complesso carattere di Lord Herbert in un raffinato lavoro che è uno dei capolavori dell’arte inglese.
Questo tipo di miniature, squisitamente realizzate in colori chiari e brillanti e metalli preziosi, sono rarissime.
L’artista Isaac Oliver era un famoso miniaturista dell’epoca, che dipingeva per la famiglia reale.
Le sue capacità pittoriche erano incredibili e utilizzava pennelli con un solo pelo per dipingere alcuni dei dettagli più piccoli.
Questa miniatura intelligentemente mostra un dibattito sull’etica rinascimentale per i meriti dei due generi di vita contrapposti: un’esistenza solitaria spesa al raggiungimento delle arti, meditazione filosofica e devozione privata (vita contemplativa) in contrasto con la vita pubblica militare e politica (vita activa).
Sir Edward è preso da entrambi mostrando le virtù dei due generi di vita.
In una tranquilla collina, Edward si stende vicino a un ruscello. La fonte era simbolo di ispirazione poetica e probabilmente questo si riferisce alla sua reputazione di scrittore di versi poetici e di canzoni per il liuto.
Con la sua testa appoggiata alla sua mano, adotta la classica posa del melancolico, stato interpretato come un disordine della mente e del corpo.
Uno dei dettagli che attirano l’attenzione è il suo scudo con il motto MAGICA SYMPATHIAE, (la magia della compassione) e lo stemma raffigurante un cuore ardente nelle fiamme.
Il cuore nello scudo di Sir Edward Herbert era un simbolo d’amore. Come oggi, la sensazione del desiderio romantico era descritta come ardente di passione. Il cuore in fiamme si pone ambiguamente tra l’anima immortale in paradiso e il fuoco consumato dalla passione terrena.
L’identificazione di Sir Edward come un amante raffinato nel suo ritratto aiuta a spiegare il perché la sua posa è così sensuale e la sua espressione è seduttiva.
Sullo sfondo, l' armatura da giostra e la politica aspettano: lo scudiero prepara la sua armatura da giostra, e al fondo dell’orizzonte prossime avventure politiche sono rappresentate da un veliero.
Fluente in francese, italiano, spagnolo, greco e latino, la sua educazione lo aveva preparato per prendere il suo posto come “cittadino del mondo”.
Piccoli dettagli introducono lo spettatore a questo microcosmo, invitandolo a meravigliarsi per l’abilità della sua creazione e le diverse sfaccettature di questo incredibile soggetto.
Questo è un ritratto intimo e privato usualmente tenuto in piccoli cabinet o cassetti, dove questo prezioso capolavoro, con tutte le sue possibili enigmatiche interpretazioni, era goduto da eruditi osservatori.
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